Jesi, segregata in casa dal suo ex compagno: calci, pugni e capelli tagliati per sfregio

Jesi, segregata in casa dal suo ex compagno: calci, pugni e capelli tagliati per sfregio
​Jesi, segregata in casa dal suo ex compagno: calci, pugni e capelli tagliati per sfregio
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Martedì 16 Aprile 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 11:44

JESI Schiaffi, pugni, calci. Poi, un paio di forbici puntate al collo, le stesse con cui, per sfregio, le avrebbe tagliato i capelli. Una notte di terrore. Solo il mattino seguente le avrebbe permesso di lasciare la casa degli orrori per andare all’ospedale con il naso rotto e lividi su tutto il corpo. Forse non immaginava che la sua ex avrebbe trovato il coraggio di denunciarlo. 


L’accusa

E invece lo ha fatto.

Uscita dal pronto soccorso con una prognosi di trenta giorni per le fratture al setto nasale, è andata dai carabinieri e ha raccontato tutto. «Quell’uomo mi ha chiusa in casa e mi ha massacrata di botte», si è sfogata, in lacrime. Era la notte tra il 16 e il 17 maggio dell’anno scorso. Ieri è arrivato il rinvio a giudizio per il presunto aguzzino, un 49enne di Jesi, che dovrà rispondere di lesioni aggravate, minacce e sequestro di persona. Secondo le indagini, la donna, una trentenne d’origine cubana, aveva avuto in passato una relazione con l’imputato, poi tramontata. Ma evidentemente lui non ha mai accettato la fine della love story. Così un giorno, con una scusa, è andato a trovarla, l’ha fatta salire in macchina e poi l’ha portata a casa sua. Per lei è stato come entrare all’inferno, almeno secondo quanto ha riferito agli inquirenti, con dovizia di particolari. Il giorno dopo gli abusi subiti, infatti, il ricordo era ancora vivo. Ha raccontato di essere stata chiusa in camera per una notte intera, contro la sua volontà, senza possibilità di uscire o di chiedere aiuto. «Mi diceva di non urlare e mi puntava le forbici al collo», è in sostanza la sua denuncia. Sarebbe stata aggredita con calci e pugni, tirata per i capelli e trascinata nell’abitazione del 49enne a Jesi. Qui le avrebbe fatto passare una notte di dolore, angoscia e lacrime. A quanto pare, tutto per una irrefrenabile forma di gelosia. Sembra che non accettasse l’idea di non averla più con sé o di immaginarla tra le braccia di un altro uomo. Ma quando lei ha ribadito di volersi sentire libera, l’avrebbe imprigionata tra quattro mura per una notte infinita. 

La decisione

Per l’accusa, l’imputato avrebbe colpito la trentenne con schiaffi e pugni in tutto il corpo. L’avrebbe presa a calci, continuando a picchiarla nel corso della notte. Con un colpo violento le avrebbe rotto il setto nasale. Poi le avrebbe tagliato i capelli con le stesse forbici utilizzate per incuterle timore, puntate al collo. La denuncia della vittima - che non si è costituita - ha fatto scattare le indagini, culminate con la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura, accolta ieri dal gup Francesca De Palma. Il processo comincerà il prossimo 18 ottobre davanti al giudice Maria Elena Cola. 

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