Fabriano, tenta di farla finita con il gas in auto. Lui si salva, il cane muore: a processo

Fabriano, tenta di farla finita con il gas in auto. Lui si salva, il cane muore: a processo
Fabriano, tenta di farla finita con il gas in auto. Lui si salva, il cane muore: a processo
di Federica Serfilippi
3 Minuti di Lettura
Martedì 9 Gennaio 2024, 17:45 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 08:38

FABRIANO Tenta il suicidio in auto aprendo la bombola del Gpl. Ma poi ha un ripensamento, apre lo sportello e si salva in extremis. Subito dopo, il veicolo viene investito dalle fiamme e nel rogo perde la vita il cane, rimasto chiuso nel bagagliaio e morto carbonizzato. Neanche il tempo lacrime, che scatta la beffa. Perché il proprietario dell’animale è stato citato a giudizio. Il processo nei confronti di un 50enne della Vallesina è stato incardinato lunedì mattina davanti al giudice Tiziana Fancello. 

L’accusa

L’imputato, difeso dall’avvocato Antonella Andreoli, deve difendersi dall’accusa di uccisione di animali, un reato punibile con una pena che va dai quattro mesi ai due anni di reclusione.

Nel corso dell’udienza si è aperta l’istruttoria, con le richieste preliminari inoltrate da procura e difesa. Il 6 maggio verrà ascoltato l’imputato sull’episodio avvenuto nel Fabrianese il 13 ottobre del 2020. Erano state le forze dell’ordine intervenute subito dopo lo scoppio del serbatoio dell’auto a rinvenire il corpo senza vita dell’animale, un cane corso femmina, e trasmettere poi gli atti al pm Paolo Gubinelli, titolare del fascicolo aperto con il 50enne. 

I fatti

Stando a quanto è stato possibile ricostruire, quel giorno l’uomo aveva maturato l’idea di porre fine alla sua vita per una grave forma depressiva che lo stava assillando. Non vedeva alternative, voleva morire. E per farlo aveva scelto anche la modalità: inalando il gas proveniente dalla bombola collegata alla sua auto. Così, il 50enne si era portato fuori dalla sua abitazione e aveva preso il veicolo. Con lui c’era l’adorata cagnolina, da cui non si separava mai. Secondo la procura, l’uomo si era chiuso all’interno del mezzo e aveva lasciato l’animale nel bagagliaio. Poi, aveva acceso il bombolone del Gpl per inalare le esalazioni tossiche. Il gas aveva iniziato a propagarsi all’interno dell’abitacolo, quando a un certo punto - sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti - il 50enne aveva avuto un ripensamento. Era ancora lucido e non sopraffatto dalle esalazioni, quando aveva preso la decisione di mettere fine al tentativo del gesto estremo, aprendo lo sportello per uscire e salvarsi la vita. Il cane, però, era rimasto all’interno del bagagliaio. Non aveva fatto in tempo a salvarlo, perché le fiamme avevano avvolto come una furia l’auto, facendo infine esplodere il serbatoio. L’animale era morto carbonizzato. Sul posto erano poi intervenuti i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Lo choc, le lacrime e il trauma di aver perso il cane non lo hanno salvato dal procedimento penale.

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