ANCONA - «Dal Palaveneto non ce ne andiamo». È un messaggio di sda quello che i vandali del palas di via Veneto hanno lanciato alle autorità. Niente parole, solo un gesto. Sono passate neanche ventiquattro ore dall’ultimo incendio nella struttura e ancora meno da quando i tecnici del Comune hanno provveduto a sigillare gli ingressi usati dagli sbandati per entrare a bivaccare. Poi un rumore sordo nella notte tra venerdì e sabato, quello di una finestra che si rompe. A terra ci sono ancora i vetri.
L’irruzione
Qualcuno è tornato dentro il Palaveneto.
«Li vediamo dai balconi quando si imbucano ed a loro non sembra interessare» testimoniano alcuni ragazzi che abitano in un condominio della via. «Magari sono dentro anche adesso e ci stanno guardando» temono. Ed effettivamente la sensazione è proprio questa: dalle finestre del palas arrivano rumori inequivocabili. Che sia un grosso topo o un inquilino fantasma, qualcuno c’è di sicuro. I veri problemi, però, cominciano quando qualcuno dà fuoco a delle cartacce, magari per scaldarsi, e finisce per far scoppiare un incendio. Quello di venerdì è il terzo in una sola estate.
«Dopo il primo abbiamo dovuto convivere con la puzza per venti giorni» fa una signora che sta portando a spasso il cane. «Chi ci dice che non possano prendere fuoco anche le nostre case?» si chiedono preoccupati i ragazzi. Preoccupati anche per le loro auto: «io la macchina non la parcheggio più qui (nel vicolo che collega via Veneto a via Cupa, tra il Palaveneto e l’ex Ipsia, ndr) per timore di qualche danno».
«Preferisco prendere la multa lasciandola in divieto, magari sul posteggio dei bus» continua uno di loro. Ma c’è pure chi quel vicoletto preferisce evitarlo anche a piedi, specie la notte. «Io la uso come scorciatoia ma la sera non ci sono luci» chiarisce un signore che intercettiamo mentre torna a casa con la spesa. Questo è il racconto dei residenti. Una testimonianza che siamo riusciti ad ottenere al prezzo dell’anonimato. Perché qui, intorno al Palaveneto, regna la paura. «I condomini ci hanno consigliato di non esporci» rivelano i ragazzi. «La macchina parcheggiata, il nome sul campanello. Meglio non farsi troppa pubblicità» dice qualcun altro. Il terrore a due passi dal centro storico, visto che corso Garibaldi dista in linea d’aria un po’ più di trecento metri. Anche se non si direbbe.