Fossatelli: «Ho salvato i miei Rolex»
Il raggiro sventato dai poliziotti

Bruno Fossatelli
Bruno Fossatelli
di Daniele Carotti
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 10:14 - Ultimo aggiornamento: 19:42
ANCONA - L’assegno circolare perfettamente duplicato, il finto bancario compiacente che rassicura al telefono i venditori sulla bontà del titolo, l’intermediario zelante che invia copia dell’assegno via e-mail e poi si presenta in taxi dal gioielliere per perfezionare l’acquisto di tre Rolex usati certificati.

Sembra la trama di un film di Totò ma è accaduto realmente ad Ancona il 17 aprile dello scorso anno. Grazie al fiuto della Squadra Mobile di Ancona e allo zelo di un bancario attento il colpo da 16 mila euro venne sventato e l’autore del raggiro bloccato.

La vicenda è stata ripercorsa ieri in aula al processo che vede Mario Gagliardi, 57 anni, di Napoli, con precedenti, accusato di truffa, falso e ricettazione. Ha testimoniato la vittima della tentata truffa, il gioielliere Bruno Fossatelli, titolare di Gi.Bi. Shop in Corso Amendola. «Ero stato contattato telefonicamente da tale Umberto per l’acquisto dal nostro sito di tre orologi Rolex – ha ricordato il commerciante -. Il cliente mi aveva poi spedito in allegato la fotocopia dell’assegno e poi era venuto qualche giorno dopo con il titolo per acquistare gli orologi».

Il piano del truffatore, che aveva detto di voler comprare i Rolex per regali aziendali per conto di un imprenditore edile campano, era molto ingegnoso. Prevedendo che i venditori avrebbero interpellato la banca napoletana emittente dell’assegno, probabilmente riuscirono a deviare le chiamate fatte all’istituto di credito. Quando, per conto di Fossatelli, il direttore della filiale Unicredit di Via Trieste, Filippo Lubrani, telefonò alla banca napoletana per le verifiche del caso, gli rispose un sedicente bancario di nome Carmine che lo rassicurò sulla copertura dell’assegno.


Il funzionario fece altre verifiche, chiamò un’altra filiale napoletana dello stesso istituto di credito: scoprì che l’assegno era stato ‘clonato’ duplicando banda magnetica e codici, che l’originario era stato emesso da un’altra filiale per 5 mila e non per 16 mila euro e che era stato già incassato. E non c’era nessun Carmine tra i dipendenti della banca emittente: l’interlocutore era un complice del truffatore che rispondeva al posto della banca intercettandone le chiamate. A mandare in fumo il raggiro furono agli uomini della Mobile che bloccarono Gagliardi, il quale aveva usato un nome falso, all’uscita del negozio con i Rolex in mano.
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