Insulti e graffi sull’auto della cameriera: la ristoratrice-stalker di Fabriano finisce a giudizio

Insulti e graffi sull’auto della cameriera: la ristoratrice-stalker finisce a giudizio
Insulti e graffi sull’auto della cameriera: la ristoratrice-stalker finisce a giudizio
di Federica Serfilippi
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Sabato 17 Giugno 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 12:23

FABRIANO  - La cameriera le fa causa e la ristoratrice risponde con una vendetta: auto sfregiata dagli insulti, pedinamenti e telefonate mute. È questo il quadro accusatorio che ha fatto finire a giudizio per stalking una fabrianese di 50 anni, ex datrice di lavoro della donna che, nel giro di quattro mesi, aveva subito plurimi danneggiamenti alla sua utilitaria. In almeno due occasioni si era ritrovata su entrambe le fiancate e il cofano una scritta pesantemente offensiva che la paragonava a una squillo. Ieri, davanti al giudice Martina Marinangeli, dovevano essere ascoltati i testimoni della difesa e l’imputati, ma l’udienza è slittata al 10 novembre. 


I fatti


I primi episodi di stalking si sarebbero verificati a partire dall’ottobre del 2016.

Nei mesi precedenti, s’era incardinato un contenzioso civile tra l’imputata e l’ex cameriera: quest’ultima sosteneva di non essere stata pagata nell’ultimo periodo lavorativo, per un importo di poco inferiore ai 4mila euro. Per tale somma era scattato, inoltre, un pignoramento nei confronti dell’imputata. La vertenza, stando a quanto ipotizzato dalla procura, sarebbe stata la causa scatenante dello stalking e dei danneggiamenti alla Fiat Panda dell’ex cameriera, parcheggiato sempre in strada, sotto casa e nei pressi del nuovo ristorante dove aveva trovato occupazione. 

L'auto


L’utilitaria era stata graffiata più volte, sia sul cofano che sulle fiancate. Erano state lasciate anche delle parole ingiuriose, rivolte alla vittima. In un’occasione, la donna aveva dovuto fare i conti con la rottura di un tergicristallo. Su consiglio dei carabinieri, la cameriera aveva poi iniziato a lasciare l’auto nei pressi delle telecamere cittadine. E proprio in un raid sarebbe stata immortalata la danneggiatrice. Che per la difesa, rappresentata dall’avvocato Gabriele Galeazzi, non corrisponderebbe in alcun modo ai tratti dell’imputata, che rigetta ogni contestazione. La vittima avrebbe ricevuto anche telefonate mute, per l’accusa riconducibili all’ex datrice di lavoro.

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