Ancona, la studentessa picchiata al liceo Rinaldini resta a casa. La bulla, invece, è ancora a scuola

Ancona, picchiata al Rinaldini, resta a casa. La bulla invece è ancora a scuola
Ancona, picchiata al Rinaldini, resta a casa. La bulla invece è ancora a scuola
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 27 Settembre 2023, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 15:11

ANCONA - Come volevasi dimostrare: la bulla va a scuola, la ragazzina picchiata resta a casa. Un mondo al contrario, la burocrazia che prevale su ogni logica, l’istituzione scolastica che non riesce a garantire il diritto allo studio - perlomeno in presenza - di un’adolescente finita nel mirino di una spaccona. La vittima, terrorizzata, non ha il coraggio di uscire. Chi l’ha aggredita, invece, fino a ieri era a scuola. 

Il provvedimento 

Sì perché il provvedimento di sospensione per 15 giorni, deciso dal consiglio di classe del Rinaldini lunedì, non è ancora diventato efficace.

Va formalizzato alla famiglia. E fino a quando la punizione non scatterà ufficialmente - potrebbe volerci ancora qualche giorno - la 15enne denunciata per aver schiaffeggiato una ragazzina di un anno più piccola e averle spento una sigaretta sulla guancia potrà continuare a frequentare le lezioni, come se nulla fosse. Una circostanza «aberrante», come l’ha definita Donatella D’Amico, neo direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale. Eppure questi sono i fatti. La vittima è condannata alla Dad: non ha più intenzione di mettere piede a scuola fino a quando chi l’ha bullizzata non verrà allontanata dal liceo. Ieri la 14enne non se l’è sentita di presentarsi in classe. Sono ormai trascorsi i cinque giorni di prognosi stabiliti dal pronto soccorso di Torrette, dove era stata accompagnata dalla mamma per curare le ferite riportate nell’aggressione. 


Secondo la sua versione, la bulla la prendeva di mira da tempo, sin dalle medie. E martedì della scorsa settimana si sarebbe consumato l’agguato all’esterno del Rinaldini: nella denuncia presentata ai carabinieri dalla ragazzina, si parla di schiaffi e di una sigaretta spenta sulla guancia per rancori non meglio precisati. 
Sono passati ormai 8 giorni da quel gravissimo gesto. E in tutto questo tempo, la bulla è ancora al suo posto, benché il provvedimento di sospensione - senza obbligo di frequenza: dunque non potrà presentarsi a scuola - sia già stato deciso e comunicato ufficiosamente alla famiglia. Possibile che non si riesca ad accelerare le tappe? Possibile che non si possano creare le condizioni affinché la vittima dell’aggressione torni al suo banco, come in un mondo normale? 

La doppia sfida 

Certo si tratta di una doppia, delicatissima sfida per chi dirige il Rinaldini. Da un lato, tutelare il diritto allo studio di una liceale a cui, nella peggiore delle ipotesi, verranno garantite didattica a distanza e interrogazioni programmate. Dall’altro, produrre ogni sforzo per recuperare psicologicamente - al di là della punizione doverosa - una ragazza che ha manifestato in più occasioni il suo disagio, sin dall’inizio dell’anno scolastico, con comportamenti sopra le righe anche nei confronti dei professori. Una ragazza che va aiutata, corretta e sostenuta, non emarginata, anche se la scuola deve aver valutato che, nell’immediato, l’unica soluzione per riportare in classe la vittima di bullismo al femminile è l’allontanamento di chi l’avrebbe umiliata. 

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