Nelle Marche in costante aumento
gli immigrati che fanno impresa

Nelle Marche in costante aumento gli immigrati che fanno impresa
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Domenica 23 Novembre 2014, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 20:17
ANCONA - Integrazione e voglia di fare imprese con numeri sempre più "larghi" Col procedere dell’integrazione essi fanno proprio il modello marchigiano e cercano nella titolarità di un’azienda e nell’apertura di una partita Iva, una soluzione alle difficoltà del lavoro dipendente, una gratificazione personale ed una opportunità di crescita sociale ed economica. Una fotografia puntuale dell’imprenditorialità degli immigrati imprenditori è stata fatta dalla Cna, dal Centro Studi e ricerca Idos e da Unioncamere, che hanno realizzato il “Rapporto immigrazione e imprenditoria 2014”.



Su un totale di 146.152 stranieri residenti nelle Marche, informa la Cna, i titolari d’impresa sono poco meno del 10 per cento: negli ultimi dieci anni sono quasi triplicati passando dai 5 mila del 2004 ai 14.433 del giugno 2014 di cui 12 mila imprese individuali, pari all’82,6 per cento del totale. Le imprese guidate da immigrati ormai rappresentano l’8,2 per cento delle imprese attive in regione. Quelle con un titolare donna sono 3.986, pari al 27,6 per cento del totale, rispetto ad una media nazionale del 23,7 per cento. Per il 34,1 per cento le imprese a guida extracomunitaria delle Marche sono attività commerciali mentre il 28,8 per cento si occupa di edilizia.



Le attività manifatturiere sono il 15,2 per cento, soprattutto nell’abbigliamento e nel calzaturiero, le attività di alloggio e ristorazione sono il 6,3 per cento, quelle agricole il 3,1 per cento e il 2,5 fornisce servizi vari. “Malgrado la recessione ed il fatto che nella nostra regione lo scorso anno abbiano cessato l’attività più di 4 mila imprese,” affermano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini “quelle straniere hanno fatto registrare un saldo positivo di 342 unità nel 2013 con 1.818 iscrizioni e 1.476 cessazioni di attività. Si tratta di piccoli imprenditori che si sono rimboccate le maniche per ritagliarsi un presente ed un futuro dignitosi nel Paese dove, graditi o meno, hanno scelto di vivere. Aprono bar e pizzerie, piccole imprese e negozi di ogni genere. Lavorano e fanno lavorare gli altri, versano i contributi e fanno la loro parte per aiutarci a tenere in piedi il nostro sistema pensionistico.



Dalle loro attività arriva il 10 per cento del Pil regionale. E nonostante la crisi, la quota sembra destinata a crescere.” Ma chi sono gli imprenditori immigrati marchigiani? Secondo l’indagine presentata dalla Cna, i sono relativamente giovani (due su tre hanno tra i 30 ed i 49 anni) e provengono soprattutto da Cina (1.661), Marocco (1.472), Albania (1.144), Romania (1.143) e Macedonia (559). Gli immigrati provenienti dall’Est europeo si occupano prevalentemente di edilizia, in particolare albanesi e rumeni. Tra gli imprenditori edili numerosi anche i tunisini. Invece tra i marocchini ed i senegalesi prevale il commercio ambulante. I peruviani prediligono il trasporto e il magazzinaggio mentre i cinesi hanno aperto soprattutto laboratori di confezioni e articoli in pelle ed attività di ristorazione. L’immigrato imprenditore in genere ha un titolo di studio medio alto e nel 70 per cento dei casi vive in Italia da oltre dieci anni. Molti sono stati dipendenti del settore privato, dove hanno assunto quelle competenze che hanno permesso loro di fare il salto e avviare un’azienda.



La presenza delle imprese a conduzione immigrata coinvolge in modo abbastanza omogeneo tutte le province e vede al primo posto la provincia di Ancona con 3.754 imprese. Seguono Pesaro e Urbino con 3.754 imprese, Macerata (3.605), Fermo (1.800) e Ascoli Piceno (1.642). I problemi che devono affrontare gli imprenditori immigrati sono numerosi: difficoltà di accesso al credito, appesantimenti fiscali e burocratici, scarsa formazione d’impresa, esigenza di innovazione. , reperimento dell’abitazione, conoscenza della lingua. Secondo i dati dell’Osservatorio Cribis, gli imprenditori immigrati hanno inciso per l’11 per cento sulla richiesta di crediti finanziari nel 2013, soprattutto romeni, albanesi e marocchini mentre i cinesi, pur appartenendo alla comunità più numerosa, si piazzano al 29 esimo posto, un dato che riflette la tendenza della comunità cinese a ricorrere soprattutto all’autofinanziamento ed al supporto delle reti parentali e comunitarie.



“L’ostacolo più difficile per gli immigrati che vogliono avviare un’impresa” sostengono Sabatini e Gregorini “è proprio quello dell’accesso al credito. Gli immigrati, specialmente se extracomunitari, fanno fatica a trovare il capitale iniziale perché il sistema bancario chiede garanzie eccessive che non sempre è facile procurarsi. Ed è proprio su burocrazia, credito e formazione che la Cna si sta impegnando con i propri uffici sul territorio e con una costante azione verso le istituzioni e le banche. Inoltre la Cna, da oltre dieci anni, ha costituito Cna World, un servizio specifico per gli imprenditori immigrati, di orientamento, consulenza e assistenza per il disbrigo delle pratiche amministrative, nell’ottica di una più avanzata idea di rappresentanza, che non può non coinvolgere questa categoria di imprenditori in costante crescita ed ormai fenomeno strutturale delle vita economica del Paese.”






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