Al Qaeda nelle Marche
Tre fedelissimi nell'ombra

Al Qaeda nelle Marche Tre fedelissimi nell'ombra
di Chiara Marinelli
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Sabato 25 Aprile 2015, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 17:32
CIVITANOVA - Le indagini su una presunta cellula affiliata ad Al Qaeda portano a Civitanova e Porto Recanati.





È proprio in queste due due città in provincia di Macerata, infatti, che sono stati presi tre dei dieci pachistani arrestati nell'ambito di una maxi operazione, coordinata dalla procura distrettuale di Cagliari, su un network terroristico di matrice islamica con base operativa in Sardegna. Nell’isola viveva il boss della presunta cellula, ma i suoi fedelissimi erano sparsi per lo stivale, da Bergamo a Foggia. Due a Civitanova, uno a Porto Recanati.



I primi a finire in manette sono stati Zubair Shah, 37 anni, e Sher Ghani, 57 anni. Quest'ultimo è il papà di Faquir Ghani, espulso da Civitanova lo scorso gennaio, sempre per presunte collusioni con movimenti islamisti radicali. Nel pomeriggio di ieri la Digos ha ammanettato anche Alì Zubair, 46 anni, indagato per terrorismo e con documenti e passaporto spagnoli. Era ricercato dalla Digos di Sassari. L'uomo è stato sorpreso mentre cercava di salire su un bus per Roma. Era senza telefonino e con una ingente somma di denaro in tasca.



Il blitz nelle Marche è scattato in casa dei pachistani alle prime luci del mattino. Shah e Ghani vivevano, insieme ad altri loro connazionali, in via Cesare Battisti. Una strada del quartiere centro ad altissima concentrazione di indo-pachistani, che risiedono lì a gruppi e che proprio lungo quella via hanno impiantato già da alcuni lustri una consolidata comunità.



Tra l'altro a poche centinaia di metri da un edificio religioso frequentato in particolare dai musulmani di etnia asiatica. Sher Ghani, però, all'anagrafe era registrato con domicilio in via Cialdini, in tutt'altra zona della città. Nessuna traccia, invece, del suo connazionale. Eppure da tempo vivevano a Civitanova ed erano parte integrante della comunità.



Ieri alla porta ha bussato il personale della Digos di Macerata, in collaborazione con la Squadra mobile e la Polizia postale. Nel corso del blitz sono stati posti sotto sequestro documenti cartacei, ma anche computer. Sono in corso indagini sulla natura di quei file. All'apparenza tutto sembra innocuo, non ci sono immagini o frasi palesemente inneggianti alla jihad.



I due sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, aggravata dalla transnazionalità: secondo la Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, infatti, avrebbero favorito l'ingresso illegale in Italia di cittadini extracomunitari, soprattutto pachistani. Entrambi pare vivessero con i proventi di questa attività illecita.



Nessuno dei due ha precedenti penali, ma entrambi erano tenuti d'occhio dalle forze dell'ordine. Il terzo, Alì Zubair, è stato arrestato all'interno di uno stabile di Porto Recanati, dove da tempo vivono numerose persone di diversa etnia. Ghani era in Italia dal 1998, come ricorda il proprietario di un negozio multietnico vicino alla casa in questione. Un minimarket pachistano dove i due erano soliti rifornirsi, tanto che il "quadernino dei conti" tenuto nella bottega segna proprio i loro nomi.



"Lo conosco dal 1998, è una brava persona - sostiene l'uomo, che preferisce rimanere nell'anonimato - Ha lavorato per diverso tempo in una fabbrica, come operaio. Ma attualmente non aveva un lavoro: il momento è duro per tutti, si sa. Qui con lui c'è anche un figlio, mentre parte della sua famiglia si trova in Pakistan". Tutti e tre risultano essere disoccupati.



Era da poco tornato dal Pakistan, invece, Zubair Shah. "Aveva lavorato con me in campagna, come contadino - dice ancora il titolare del negozio pakistano. Anche il trentanovenne si era fatto vedere qualche volta nella bottega. Persone tranquille e alla mano, stando a quanto riferito dal proprietario della bottega. Mai discorsi intrisi di fanatismo religioso. Ed è evidente lo sbigottimento tra i connazionali. Entrambi avevano da poco rispedito in patria le rispettive famiglie.
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