Campionessa di volley
​si uccide a soli 29 anni

Campionessa di volley ​si uccide a soli 29 anni
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Martedì 13 Gennaio 2015, 21:55 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 06:34

PEDASO - Una pagina nera sul profilo Facebook.

Triste presagio della sua ultima scelta. Anche Pedaso piange la morte di Cristina Cappelloni, 29 anni, metà della sua breve vita passata in paese. Qui la ricordano tutti, la mamma gestiva la pizzeria “Tre scalini”, lungo la Statale, la ragazza frequentava la scuola ed era già una piccola campioncina di volley, in campo con l’Under 15 della formazione locale.

Da quasi 15 anni si era trasferita con la famiglia, lavorava in uno studio legale di Viterbo, l’ultimo atto della sua vita sempre nel Viterberse, a Grotte di Castro, dove oggi alle 15 si terranno i funerali.

Cristina, giovane e bella, sportiva e sempre sorridente, se n’è andata per un colpo di pistola esploso dalle sue mani nell’abitazione dei genitori, dove l’hanno ritrovata ormai senza vita, la pistola a poca distanza, accanto un paio di biglietti in cui aveva scritto le sue ultime parole prima di togliersi la vita.

Forse spiegato le ragioni del gesto. Semmai sia possibile spiegarlo.

A Pedaso, come a Viterbo e Grotte di Castro, ma anche Orvieto, dove era molto conosciuta e apprezzata per la sua militanza nella Libertas volley, le ragioni non sanno trovarle. Gli amici si disperano, chi la conosceva e frequentava ne ricorda il carattere solare.

Solo il giorno prima della tragedia, avvenuta nella mattinata di lunedì scorso, sarebbe finita la lunga e consolidata relazione con il fidanzato, tanto da far parlare di una scelta d’amore. Un amore finito. All’alba di lunedì aveva cambiato l’immagine di copertina sul suo profilo Facebook. Uno schermo nero. La terribile decisione poche ore dopo.

La pallavolo aveva occupato gran parte della sua vita. Cristina aveva giocato, fra l’altro, nelle squadre di Orvieto, Acquapendente e Bolsena, fra Umbria e Lazio, dopo aver mosso i suoi primi passi a Pedaso. Le sue amicizie erano tante, soprattutto a Orvieto, mentre lo studio legale dove aveva trovato impiego cone segretaria appartiene a un noto penalista di Viterbo.

Una vita come tante, testimoniata come avviene oggi soprattutto fra i giovani dai giocosi scatti postati su Facebook. Le foto di gruppo, gli allenamenti con le compagne di squadra, le gite. le battute scherzose. La ragazza si è tolta la vita con un colpo di pistola alla tempia. La notizia ha iniziato a circolare solo nella giornata di ieri, quando le indagini avevano ormai accertato quanto c’era da accertare, con il nulla osta all’ultimo saluto che oggi richiamerà a Grotte di Castro centinaia di giovani. A Orvieto, dove aveva giocato nella Libertas, aveva trovato anche l’amore.

Intorno alle 7 di mattina, Cristina aveva inviato un messaggio alle colleghe di lavoro, dicendo di non potersi recare in studio per motivi di salute. Il dramma si è consumato poche ore dopo, intorno alle 11.30. Per togliersi la vita, la ragazza ha utilizzato la pistola del padre, regolarmente detenuta. Il suo corpo è stato trovato esanime qualche ora più tardi dai famigliari.

“Per chi come me - ricorda Giordano Sugaroni - seguiva la Vigor Volley Acquapendente in qualità di corrispondente sportivo, l’appuntamento con Cristina era la domenica pomeriggio al palasport . Era la ’perla più preziosa’ del sestetto rosa. Cristina volava alta, schiacciava, incamerava punti. Ma soprattutto regalava soddisfazioni a un pubblico che la ammirava. Come atleta ma soprattutto come persona. L’altruismo, la forza di generare gruppo, la coinvolgente simpatia abbinate alle doti tecniche la avevano eretta a beniamina. Anello fondamentale di un gruppo eccezionale fuori e dentro il campo. Che incamerava vittorie sportive ma soprattutto faceva dell’amicizia anche e fuori dal campo una prerogativa straordinaria”.

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