"Banca Marche, dissesto
per troppa nuova finanza"

"Banca Marche, dissesto per troppa nuova finanza"
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Mercoledì 27 Agosto 2014, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 18:20
ANCONA - Si facevano troppi interventi di "nuova finanza in Banca Marche, a sostegno di grandi gruppi immobiliari, e talvolta l'effetto stato quello di "ritardare l'emersione di anomalie".



È uno dei passaggi del verbale del Servizio costituzioni e gestione delle crisi dell'Organo di Vigilanza, con cui Bankitalia motiva le sanzioni pecuniarie e amministrative per 4 milioni di euro complessivi comminate agli ex vertici di Banca Marche in carica antecedentemente al 2012: in primo luogo l'ex direttore generale Massimo Bianconi e gli ex presidenti Lauro Costa e Michele Ambrosini.



Nel documento della Vigilanza, in larga parte anticipato ieri dall'Ansa, si fa ripetutamente cenno alle gravi carenze nella gestione del controllo del credito, che hanno portato Banca Marche ad accumulare un deficit di 800 milioni di lire, dovuto per lo più all'esposizione con 20 grossi gruppi del settore immobiliare. "Sotto la guida dell'ex vice direttore generale Stefano Vallesi", scrive Bankitalia, "il comparto ha risentito dell'inidonea politica creditizia, che non è valsa a contenere le scelte allocative" a favore di questi grandi gruppi.



Nomi di spicco del comparto, come i gruppi Anemone-Balducci, finiti nelle inchieste sui grandi appalti del G8, di cui in Banca Marche "non sono state vagliate in modo approfondito la capacità reddituale, sia attuale che prospettica, e la situazione finanziaria. Sono stati finanziati complessi immobiliari senza vagliarne i profili di regolarità amministrativa" e senza seguire lo stato di avanzamento dei lavori (ad esempio nel caso dei Gruppi Concetti e Gesuelli-Iorio).



Banca Marche inoltre ha assunto in modo "acritico" perizie di parte redatte da tecnici esterni incaricati dagli stessi gruppi affidatari (come i Gruppi Secci Giancarlo e Filippetti), con altrettanto pesanti "carenze nella normativa e nelle procedure anagrafiche" (Gruppi Lanari e Minardi-Polo Holding). Non venivano neppure aggiornate le perizie sugli immobili a garanzia, e "debole" era il presidio sulle procedure informatiche per la gestione dei crediti deteriorati.



Molti di questi rilievi sono analoghi a quelli ipotizzati nell'inchiesta per associazione per delinquere, appropriazione indebita e vari reati societari aperta dalla procura di Ancona: 37 gli indagati a vario titolo, gli ex vertici e consiglieri di amministrazione della banca e numerosi imprenditori del mattone, raggiunti il 9 aprile scorso da una raffica di decreti di perquisizione e sequestro.



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