Le accuse di BankItalia
ai vertici di Banca Marche

Le accuse di BankItalia ai vertici di Banca Marche
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Martedì 26 Agosto 2014, 18:36 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 18:30
MACERATA - Un ruolo "scarsamente incisivo dell'ex presidente di Banca Marche Lauro Costa", "anomalie nei compensi riconosciuti all'ex direttore generale Massimo Bianconi", e un "sostanziale spossessamento dei propri poteri da parte dell'organo di supervisione strategica, a favore della Direzione".



Con il Cda della banca in carica anteriormente al 2012 che avrebbe svolto la propria attività "in modo carente, determinando squilibri nella situazione tecnica e differendo oltremodo il riordino del gruppo".



Sono le "gravi responsabilità" contestate da Banca d'Italia a chi rivestì ruoli di amministrazione, direzione e controllo di Banca Marche, portandola al dissesto e poi al commissariamento. Nelle settimane scorse si era appreso delle sanzioni amministrative e pecuniarie per circa 4 milioni complessivi comminate dalla Vigilanza agli ex vertici della banca.



Nel documento del Servizio costituzioni e gestione delle crisi dell'organo di Vigilanza, di cui l'Ansa ha potuto prendere visione oggi, si chiariscono punto per punto gli addebiti e le repliche alle controdeduzioni degli ex dirigenti.



Il documento del Servizio costituzioni e gestione delle crisi di Bankitalia fa riferimento alle ispezioni condotte su Banca Marche dal 12 novembre 2012 al 3 aprile 2013, e dal 13 marzo al 6 settembre 2013. Si parte dalla contestazione di "violazione delle disposizioni sulla governance da parte dell'ex presidente del Consiglio di amministrazione e degli ex amministratori in carica anteriormente al 2012", addebitando al Cda di aver svolto "la propria attività in modo carente, determinando squilibri nella situazione tecnica e differendo oltremodo il riordino del gruppo".



"Inadeguato", in particolare, è stato il monitoraggio sull'operato dell'ex direttore generale Massimo Bianconi, "al quale è stata lasciata ampia autonomia senza validi contrappesi" con "rapido e forte deterioramento delle condizioni economico-patrimoniali". "Incongrui inoltre gli interventi per il contenimento del grado di concentrazione del portafoglio sia di Medioleasing che della Cassa di risparmio di Loreto".



Secondo Bankitalia, "il consiglio di amministrazione aveva ispirato la propria azione a criteri gestionali poco prudenti; in particolare non aveva fornito adeguate indicazioni volte a orientare le scelte in tema di organizzazione del comparto crediti e di valutazione delle partite deteriorate nè aveva svolto un incisivo controllo sull'operato dell'Esecutivo".



La carente attività del Board "aveva così consentito una notevole sottostima del rischio di credito". L'ex presidente Costa "ha svolto un ruolo scarsamente incisivo, avendo rinviato la trattazione di importanti problematiche gestionali e non essendo sempre riuscito a ricondurre ad unità le diverse istanze degli amministratori". Nel mirino della Vigilanza in particolare i compensi di Bianconi, e la "lettera di encomio" rilasciata da Costa.



Non hanno convinto Bankitalia le controdeduzioni degli ex membri del Cda sull'ok ai compensi di Bianconi sulla base dei pareri dell'Organo di controllo, o il fatto che "la riconferma nell'incarico del direttore generale era auspicata anche dalle Fondazioni socie".



È però interessante notare che almeno due ex consiglieri, Francesco Calai e Eliseo Di Luca, si difendono sostenendo che spesso i componenti del Cda venivano a conoscenza dell'ordine del giorno solo in apertura di seduta, senza poter fare approfondimenti, mentre Di Luca racconta che "in caso di dissensi in seno al Cda, si aveva la riproposizione della delibera con voluminose relazioni, fornite spesso all'inizio delle adunanze e perciò non approfondite".



Per Bankitalia "il complesso del materiale difensivo prodotto ha confermato le rilevanti anomalie emerse e la loro riferibilità agli organi in carica fino agli inizi del 2012". "Le difese presentate dagli ex consiglieri in carica fino al 2012" e dagli ex presidenti Costa e Michele Ambrosini, sono "generiche e prive di elementi idonei a superare il complesso delle gravi responsabilità contestate".



"Nel merito, non smentiscono la portata degli addebiti, limitandosi a richiamare iniziative (piano industriale e/o incarichi conferiti a consulenti esterni) risultate non incisive e inidonee a rimuovere le criticità evidenziate dalla Vigilanza".



"Si ritengono pertanto confermate le irregolarità e sussistenti i presupposti per l'irrogazione di sanzioni amministrative nei confronti di tutti gli interessati coinvolti nella precedente gestione": e cioè Costa, Ambrosini, l'ex vice presidente Tonino Perini, e i consiglieri Bruno Brusciotti, Marcello Gennari, Eliseo Di Luca, Walter Darini, Germano Ercoli, Mario Volpini, Pio Bussolotto, Massimo Cremona, Giuliano Bianchi.



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