PEDASO Travolto e ucciso con l’auto da un amico dopo un litigio senza senso. Notte di rabbia e follia nella piccola e tranquilla Pedaso. Il bilancio è tragico: un morto, un ferito grave e un fermo per omicidio volontario, tentato omicidio e omissione di soccorso. Tutto è partito dalla rimpatriata di una ventina di persone nate intorno al 1970: poi la coda della cena in un bar, l’alterco fatale, il dramma.
I protagonisti
La vittima è Giampiero Larivera, 54 anni, di Pedaso, figlio della ristoratrice Pina Agostini e nipote de La Bionda, la cuoca che ha dato il nome al locale. Faceva il magazziniere a Civitanova. L’arrestato è il coetaneo Silvano Asuni, anche lui di Pedaso e residente a Monterubbiano, dove lavora come benzinaio a Rubbianello. Il ferito è D.V, 24 anni, di Campofilone, prima trasportato al pronto soccorso di Fermo e poi trasferito ad Ancona. Larivera è morto poco dopo essere stato investito per sbaglio dal suo amico: una lunga sequela di equivoci ed errori. La nottata aveva preso il via poche ore prima nel modo più innocuo possibile, una cena alla quale aveva risposto un folto gruppo di ultracinquantenni e che si era consumata fra risate, portate di pesce e vino al ristorante “Il Faro”, sul lungomare di Pedaso, piccola oasi fra spiaggia e ferrovia. Un raduno in allegria al termine del quale, come spesso capita quando si ritrova una comitiva numerosa, solo una piccola parte del gruppo, anziché tornare a casa, si è spostata verso il centro, facendo tappa al bar “7° Cielo”.
La zona
Un locale molto frequentato, a due passi dal lungomare, ritrovo sia per le colazioni che per le serate fra amici.
Nel locale iniziano i primi screzi ma tutto sembra finire lì quando in tre, l’investitore, Larivera e un amico, salgono nell’auto per un altro giro, fermandosi a poche centinaia di metri di distanza, lungo via Garibaldi, che dal lungomare porta verso la Statale e il casello dell’A14. I tre scendono verso il parco vicino ma, nel frattempo, una parte dei ragazzi, sia italiani che di origine nordafricana, tutti residenti nei paesi vicini sulla costa e lungo la Valdaso, li aveva inseguiti. Quando i ragazzi vedono che la vettura è ferma cercano di regolare i conti. Un giovane si arrampica sulla parte posteriore della vettura e danneggia il lunotto mentre il terzetto è ancora fuori dall’abitacolo. Lì scoppia il caos: l’investitore risale in fretta in auto con uno dei due amici e, nella concitazione del momento, accelera in direzione del gruppo sulla strada, finendo per investire sia il suo amico, che non aveva fatto in tempo a risalire in macchina, che uno dei giovani.
Le immagini
Gira anche un video dalla telecamera di un laboratorio artigianale, si mescolano paura e rabbia. Asuni, probabilmente in preda al panico e senza essersi reso conto della gravità di quanto avvenuto, almeno secondo la testimonianza dell’altro amico, prosegue la sua corsa. Si fermano in via della Repubblica, danno un’occhiata ai danni e poi risalgono: prima la tappa a casa dell’amico e poi il rientro. Nella zona dell’incidente, accanto al parco spesso ritrovo di giovani, arrivano i primi soccorsi. Ambulanze, sirene, carabinieri: è l’1.30 di notte, la strada si riempie di grida e luci, il ferito viene portato via ma non arriva vivo al pronto soccorso. Il suo amico rintracciato poco dopo dai militari dell’Arma e viene fermato: adesso si trova ai domiciliare e deve rispondere di omicidio volontario. Nelle prossime ore verrà interrogato e verrà valutata la sua posizione in ordine anche al reato di cui è accusato.