Pala per la pizza contro la cameriera: «Sei una grassona, ti metto nel forno»

Pala per la pizza contro la cameriera: «Sei una grassona, ti metto nel forno»
Pala per la pizza contro la cameriera: «Sei una grassona, ti metto nel forno»
di Federica Serfilippi
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Martedì 7 Maggio 2024, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 13:38

NUMANA - «Ti devi mettere la mascherina». «Sei una grassona, ti metto nel forno così dimagrisci». È con questo scambio di battute tra cameriera e pizzaiolo che, stando a quanto ricostruito ieri udienza, s’era scatenata la bagarre in uno chalet sul lungomare di Marcelli, l’11 agosto del 2020. Dopo gli insulti ricevuti, la cameriera era andata dall’allora fidanzato, figlio dei titolari del locale. E, per la procura, lui aveva preso a pugni il pizzaiolo, mandandolo all’ospedale.

Le accuse

Una sequenza di accuse e contro-accuse che ha portato a processo sia il figlio dei titolari, un 27enne della Val Musone, e l’ormai ex pizzaiolo dello chalet, un libanese di 52 anni.

Il primo, difeso dall’avvocato Francesco Boldrini, è alla sbarra con l’accusa di lesioni personali, mentre il secondo (difesa del legale Cristina Carioli) deve rispondere di minacce aggravate, anche perchè - sempre secondo quanto contestato dalla procura - aveva puntato la pala per la pizza contro la cameriera. Lei, coetanea di quello che poi è diventato suo marito, è parte civile con l’avvocato Roberta Pierantoni. Ieri, il processo è entrato nel vivo con l’audizione dei primi testimoni. Tra questi, anche un cliente del locale, che all’epoca dei fatti era in fila al bar per prendere da bere: «Ho sentito urlare e minacciare la signora- ha detto il testimone, arrivato da Cremona - il pizzaiolo le ha sventolato la pala in faccia».

La titolare ha ripercorso lo scambio di battute tra la nuora e l’ex pizzaiolo: il rimprovero per la mascherina, poi le minacce. «Stai zitta, butto te e tuo figlio nel forno» avrebbe detto il 52enne. Un ex cameriere: «Il fidanzato ha rincorso il pizzaiolo e gli ha dato uno schiaffo». Il libanese ha detto ieri di essere stato preso a pugni sul petto. Quante volte? «Sei, sette, otto» ha sostenuto davanti al giudice Lamberto Giusti. Era stato lo straniero a chiamare i carabinieri. «Quando arrivammo - ha detto un militare - alzò la maglietta, ma non aveva segni o ecchimosi» All’ospedale, la prognosi era stata di 4 giorni. Processo aggiornato al 15 luglio.

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