Splende il salotto della Jole, aperta l’ala più antica del Palazzo Ducale di Urbino. Il direttore Gallo: «Nuovo sistema di illuminazione»

Splende il salotto della Jole, aperta l’ala più antica del Palazzo Ducale di Urbino
Splende il salotto della Jole, aperta l’ala più antica del Palazzo Ducale di Urbino
di Lucilla Niccolini
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Venerdì 19 Aprile 2024, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 09:54

Sembra rasserenato lo sguardo di Federico, mentre accoglie i visitatori, scolpito di profilo nella pietra, tra le due finestre del Salone della Jole. È questa l’ala più antica di Palazzo Ducale di Urbino, il primo settore interessato dai lavori di riallestimento del piano nobile, accompagnato dall’efficientamento energetico. Il costo totale è di 6 milioni di euro, finanziati dal Pnrr. 

Il benvenuto

Ieri mattina, il Duca ha dato il benvenuto ai tanti convenuti per la riapertura, evocato anche dalle parole del direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo: «Un perfetto committente rinascimentale, che sapeva circondarsi di bellezza e funzionalità». Questa prima tranche di lavori dimostra che oggi, più di mezzo millennio dopo, altri uomini di stampo rinascimentale sono capaci di sfruttare le tecnologie, come fecero allora i suoi tecnici, per restituire nobiltà estetica ed efficienza a questo palazzo. Il direttore Gallo, alla cerimonia inaugurale, ha nominato e ringraziato ognuno di coloro che hanno contribuito alla riuscita, staff interno al museo e ditte esterne. Ha poi voluto che intervenissero accanto a lui, sul palco, l’architetto Francesco Primari, progettista e direttore dei lavori, il dottor Giovanni Russo, lo storico dell’arte che ha curato il riallestimento, e l’architetto Stefano Brachetti, autore del restyling della sito web della Galleria.

La Porta della Guerra

A loro, il direttore ha affidato il compito di illustrare l’articolazione dei lavori, prima di condurre di persona il pubblico nelle sale. E a lui è spettato l’onore di aprire il portone di accesso, la cosiddetta “Porta della Guerra”, al colmo dello scalone. Nel primo salone, i fregi dorati di pietra bianca e rosa delle incorniciature di porte, finestroni e camino splendono di nuovo alla luce che penetra copiosa dai vetri. «L’effetto chiaroscurale, che evidenzia i decori, è accentuato da un nuovo sistema di illuminazione, pensato per queste sale», ha evidenziato il direttore Gallo, che ha poi indicato un totem alla parete.

In questa e nelle altre sale, vi sono racchiusi e occultati i sistemi elettrici e di emergenza, riducendo l’impatto con le opere e l’architettura. «Abbiamo voluto restituire al palazzo il calore dell’accoglienza domestica, che doveva avere all’origine», ha aggiunto l'architetto Primari. E davvero, come dice Cesare Pavese, da lui citato, “lo stupore è fatto di memoria”: avanti nell’itinerario, ogni nuova sala provoca in noi stupore, con l’evidenza di una palingenesi. Non solo ripuliture di pavimenti e pareti, nuovi impianti e luci, ma una revisione totale dell’allestimento, che porta a nuova evidenza, nella sala dove si sposarono Federico e Battista, gli affreschi del Boccati, “commentati” da due piccoli dipinti dello stesso artista. Nella sala seguente, che permette l’accesso all’alcova, la rimozione della tappezzeria ha rivelato antichissimi disegni. Se ne ignorava l'esistenza, come del camino scoperto in questa stanza, cui si è adattata una pietra scolpita, finora riposta in deposito.

La visione

Nella stanza successiva, un altro camino, dal bellissimo fronte decorato di putti, “sorveglia” la Flagellazione di Piero della Francesca, in penombra: un’autentica sorpresa, quasi una visione, illuminata com'è, sul fondo scuro di una teca di cristallo. Davanti, una delle funzionali sedute riscaldate permette di contemplare il capolavoro. Alle spalle della tavola, è esposto, illuminabile a comando, per motivi di conservazione, il delicatissimo Vessillo di seta rossa di Manuele Paleologo, donato dal cardinal Bessarione all’abbazia di Fonte Avellana. L'itinerario continua nelle sale del Tre/Quattrocento, in cui i polittici gotici, spostati dalle pareti, per restare accessibili a verifiche periodiche e restauri, rivelano le superficie retrostanti. Un nuovo modo di esporre opere in un museo. E una nuova accoglienza, elegante, riservata a noi visitatori dal direttore Gallo, al palazzo di Federico da Montefeltro.

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