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FILOTTRANO Altro che democrazia, a Filottrano il 25 aprile è stato il teatro degli scontri politici. Da una parte il sindaco Luca Paolorossi, dall’altra «una certa sinistra che - a suo dire - negli anni ha tentato di trasformare questa giornata in un tribunale ideologico». Le parole del primo cittadino sono state duramente contestate dai presenti: tra fischi, cori e accuse c’è anche chi in segno di protesta ha intonato il canto del partigiano, simbolo della Resistenza. E a un cittadino che l’ha criticato («Lei è il sindaco di tutti»), ha risposto: «Non il suo». L’intervento Per placare le tensioni esplose si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. La celebrazione della Festa della Liberazione era già finita al centro delle polemiche nei giorni scorsi, quando la minoranza “Filottrano in Comune” aveva espresso amarezza per la scelta dell’amministrazione di «non esporre manifesti commemorativi». Il programma pubblicato sul sito del Comune prevedeva due appuntamenti: una messa alle 9 in suffragio dei Caduti di tutte le guerre e poi il corteo con la deposizione della corona d’alloro al Monumento dei Caduti. La tensione è scoppiata durante questa seconda parte della mattinata. Il discorso Paolorossi ha incolpato «una certa sinistra» di aver tentato negli anni di «trasformare questa giornata in un tribunale ideologico in cui c’è chi può parlare e chi no. Non si può ragionare - ha detto - non si può chiedere, non si può nemmeno discutere». Duramente contestato, nel tentativo di stemperare gli animi il sindaco si è unito al coro del dissenso e, in maniera inaspettata, ha iniziato a cantare “Bella Ciao”. Restituito l’ordine, Paolorossi (a cui è stato consegnato un cartello con scritto “Viva l’antifascismo”) è tornato a ribadire: «È la festa della Libertà, non un simbolo da sventolare contro qualcuno». Rimproverando la sinistra di «autoproclamarsi custode unico della memoria». «A Filottrano - ha proseguito - crediamo in un’Italia in cui si può celebrare senza dover rinunciare alla propria identità». Terminato il discorso, sciolto il corteo, è giunto il momento più acceso con un faccia a faccia tra il sindaco e alcuni cittadini, indignati per la partenza anticipata di un quarto d’ora del corteo, l’andamento troppo veloce e i toni usati. Tra questi anche Saura Casigliani, iscritta Anpi, nella segreteria regionale del Pd. «Il sindaco ad un millimetro dal mio naso mi ha urlato che aveva deciso di partire prima per la pioggia». Per la Casigliani «è una scusa, non ha permesso al corteo di radunarsi e - aggiunge - lo hanno dovuto allontanare i carabinieri». Paolorossi respinge le accuse. «Non è vero che li abbiamo esclusi, la manifestazione iniziava alle 9 con la messa, semplicemente non si sono presentati all’orario previsto. Di certo non era mia intenzione impedirne la partecipazione». È convinto si sia trattato di strategie di propaganda: «Una serie di attacchi, orchestrati dai una sinistra che non vedeva l’ora di colpire. Il mio intervento è stato l’espressione di un pensiero libero, onesto, senza filtri. È stato interrotto, strumentalizzato. Chi davvero si oppone al confronto si definisce da sé». E chiude appellandosi al diritto di espressione: «Non si spegne col dissenso, io non mollo».
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