I robot sanno già fare un sacco di cose e sostituiscono gli esseri umani in molte attività, ma nessuno pensava che un’intelligenza artificiale potesse accompagnarci in tribunale per difenderci da un’accusa. Lo farà invece per la prima volta in febbraio negli Stati Uniti, un paese nel quale gli avvocati non mancano di certo: ce ne sono quattro ogni mille abitanti (come in Italia, patria del diritto e del cavillo), ma in città come New York, dove si litiga per un nonnulla, ce n’è più del doppio. Si dice che le parcelle degli studi legali americani movimentino due miliardi di dollari ogni anno e sempre meno persone possono permettersi di pagare onorari da centinaia o migliaia di dollari l’ora. Joshua Browder, un esperto di informatica laureato alla Stanford University, ha così fondato una start up che ha chiamato DoNoPay, (non pagare) per aiutare le persone che vengono portate davanti al giudice per reati minori a difendersi da sole utilizzando il proprio telefonino.
IL TEST
Il primo test del robot-avvocato si terrà fra qualche settimana in una località di cui non è stato rivelato il nome, così come l’imputato resta anonimo.
DoNotPay will pay any lawyer or person $1,000,000 with an upcoming case in front of the United States Supreme Court to wear AirPods and let our robot lawyer argue the case by repeating exactly what it says. (1/2)
— Joshua Browder (@jbrowder1) January 9, 2023
«La mia innovazione – ha detto Browder a New Scientist – riguarda il linguaggio legale, cioè quello che gli avvocati fanno pagare migliaia di dollari l’ora. Ci sarà ancora bisogno di bravi avvocati per discutere magari davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma molti studi legali stanno solo chiedendo troppi soldi per copiare e incollare documenti. Penso che gli avvocati che fanno questo saranno sicuramente sostituiti dall’intelligenza artificiale». In un video promozionale lo scienziato ha spiegato di avere concepito l’idea quando ha cominciato ad accumulare multe per il parcheggio che non poteva permettersi di pagare. Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale è diventato un esperto di scappatoie che gli hanno permesso di farla franca. Il suo obiettivo è rendere la professione legale gratuita per i consumatori, ma la strada è ancora lunga. Per convincere il primo imputato a essere difeso da un robot, DoNoPay ha dovuto impegnarsi a pagare le eventuali multe che il giudice irrogherà se l’avvocato elettronico non sarà abbastanza convincente.
L’OBIETTIVO
L’obiettivo di Browder è quello di «combattere le corporazioni, sconfiggere la burocrazia e citare in giudizio chiunque con la semplice pressione di un pulsante» e di mettere l’intelligenza artificiale a disposizione di chiunque. Il robot chiederà al cliente qual è il problema legale da risolvere e troverà una scappatoia che potrà anche trasformare in una lettera legale da inviare all’istituzione giusta. C’è già un precedente, visto che un chatbot (un software che elabora e simula le conversazioni umane per iscritto o a voce) di DoNoPay ha avviato con successo un negoziato con il provider internet Comcast sostenendo che i servizi offerti non erano adeguati al canone richiesto. Il robot ha minacciato di intraprendere un’azione legale e Comcast ha così accettato uno sconto di 10 dollari al mese sul canone. L’avvocato elettronico ha ancora bisogno di qualche messa a punto, perché il suo stesso creatore ammette che spesso è un po’ prolisso e tende a replicare a qualunque affermazione della controparte, un po’ come quegli avvocati americani che nei film dicono sempre «mi oppongo». «Le controversie che ora possiamo gestire – ha detto ancora Browder – sono aumentate in modo significativo in campi diversi. Senza bisogno di intervento umano si potranno cancellare abbonamenti o negoziare rinnovi, o chiedere maggiore trasparenza». E già avere in casa un robot che parla a nostro nome con gli esasperanti robot dei centralini delle aziende che ci forniscono cattivi servizi sarebbe un grande sollievo.
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