Sabrina Ferilli, il "non monologo" a Sanremo sull'autenticità: «Non bisogna fingere per valere, il mio successo merito della tenacia». E cita Calvino

La quinta conduttrice della kermesse arriva sul palco

Sabrina Ferilli arriva a Sanremo ed è subito padrona del palco: «Amadeus ti fanno fare altri 7 anni»
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di Ilaria Ravarino
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Sabato 5 Febbraio 2022, 21:34 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 00:03

Profonda, ironica, divertente, leggera - come dice lei - nel senso calviniano del termine. Ecco il testo integrale del monologo “non monologo” di Sabrina Ferilli a Sanremo:

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Sabrina Ferilli, il monologo a Sanremo

«Dice: ma ce l’hai un monologo, ce l’hai un tema? Questi sono stati due anni molto duri, dove di monologhi da soli ce ne siamo fatti anche tanti.

E oltretutto molti temi, anche i più belli, sono stati già toccati. Anche negli anni precedenti, anche quest’anno, dalle mie bravissime colleghe. E allora mi sono messa a pensare a cosa avrei potuto dire, approfittando di questo spazio. Facevo queste piccole riunioni in famiglia dicendo: vabbè, ma ce saranno dei temi… Ma i temi sono tutti importanti. Temi civili, sociali, temi sull’umanità in genere. Così tanti che diventava anche difficile fare una scaletta. 

Per esempio, possiamo parlare di famiglie. Un tema importante, che riguarda un po’ tutti. Di donne, che fanno veramente tanto per mandarle avanti: c’hanno figli, lavorano, rientrano a casa, educano... roba veramente articolata, il ruolo della donna all’interno delle famiglie. Però io me so’ detta: sì, ma io i fiji nun ce l’ho, so’ un’attrice avviata, c’ho pure un marito benestante... ma perché devo andare sulle palle al volo, d’acchitto, così. Quindi, ho detto, forse non è il caso.

E allora parliamo di uomini, uomini che hanno ancora troppo potere, che molto spesso decidono per le donne, che occupano tutti i livelli di gerarchia lavorativa, soprattutto quelli più importanti. Anche lì, ci ho pensato. Ho detto: ok, allora chiedo se posso fa’ ‘sto monologo… agli uomini che comandano. E anche lì ci ho rinunciato, non mi sembrava il caso.
E allora mi hanno consigliato: trattiamo un argomento che coinvolge tutti, la bellezza. Ma non la bellezza dell’asino, quella che te piace a te, no. Quella più profonda, Amadeus. Quella interiore. La bellezza anche delle imperfezioni fisiche. È vero, è importante. Ma io so’ quattro giorni che magno radici per entrare dentro a ‘sto vestito. E anche lì, ho pensato che non avevo una grande credibilità. E la credibilità è molto importante. Dice: sai, la bellezza càpita. È vero che capita, ma ce se lavora pure parecchio sopra, non è una cosa così, estemporanea.
E allora m hanno suggerito: parliamo di amori, un argomento che riguarda tutti ringraziando il cielo, chi più chi meno, chi più felici, chi meno felici. Parliamo di amori anche particolari, quelli più asfissianti, le dipendenze amorose. Quello mi sembrava un argomento interessante. Poi ho pensato che qui c’abbiamo Amadeus, che sui social c’ha il profilo di coppia e se scrivi a lui devi prima scrivere a Giovanna. Se non sono dipendenze queste! Lo stesso Morandi, senza Anna non riesce a postare niente su Instagram: quest’anno per poco lo squalificano, appena ha fatto da solo. E allora ho detto: guarda, non mi sembra il caso. 

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E allora possiamo toccare problemi più importanti, perché non parlare di femminismo, di body positivity, di mansplaining, di scwah. Sono tutti argomenti estremamente importanti. L’inclusione, per esempio, è un argomento importante. Però io penso che per parlare di questi argomenti bisogna che lo faccia chi davvero ci si sporca le mani, chi li studia, li conosce… e magari ne parla da palcoscenici meno scintillanti di questo. Perché io sono molto rispettosa delle competenze altrui, e trovo che ognuno debba parlare di quello che sa. Altrimenti io nel sottopancia mi sarei fatta scrivere non “attrice” ma “virologa”, “allenatore di calcio”, “esperta di calamità naturali”, che sono grosso modo tutti i temi dell’italiano medio sui social. Tutti sanno parlare di tutto, non c’è una persona che non dia un suo commento su qualsiasi cosa. E allora, dici, che fai: non parli? Ci sta il riscaldamento della terra, la sovrappopolazione, la disparità salariale... questi non sono argomenti? Certo. 

Poi però mi sono detta: ma perché la presenza mia qui deve essere per forza legata a un problema stasera? Fatemi capì. Pare che per stare qui, te devi associà per forza a un problema grosso, cosmico. Perché devo dare un senso, oltre quello che sono, per giustificare il fatto che sto qua? Io sto qua per il mio lavoro, per le scelte, per i miei amori, per le mie amicizie, per la tenacia che ho messo per prendermi quello che dovevo. E quindi la cosa migliore che mi poteva accompagnare sul palco era questa. E credo che sia la cosa più bella che possa accompagnare tutte le donne ovunque: la nostra storia».

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