Siccità piega il Tevere, affiorano isole di rifiuti: picco di scontri tra canoe

Il fiume è secco: il livello dell’acqua è sceso di un metro e mezzo in un mese

Siccità piega il Tevere, affiorano isole di rifiuti: picco di scontri tra canoe
Siccità piega il Tevere, affiorano isole di rifiuti: picco di scontri tra canoe
di Giampiero Valenza
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Lunedì 20 Febbraio 2023, 21:56 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 10:44

Il 19 febbraio alla stazione di rilevamento di Ripetta, il Tevere contava una portata d’acqua di 5,74 metri. In un andamento oscillante (come madre natura, in pratica, impone), spiccano i 7,33 metri giusto di un mese fa, il 23 gennaio. Il fiume (la cui acqua derivata dallo scioglimento della neve è calata del 34%) è sempre più a secco, in un trend che si vede da tempo e che è sempre più in peggioramento. Se ne rendono conto benissimo i canottieri: sono sempre più frequenti gli incidenti: la corsia dove possono navigare è stretta.

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La siccità piega il Tevere

«Ed è diventata una sorta di senso unico alternato - dice Gianfranco Cappelluzzo, vogatore del circolo Tevere Remo - Abbiamo rilevato un sensibile aumento degli incidenti.

Anche a causa dei rifiuti che riemergono ormai è rimasta una corsia unica. Questo ci espone alle collisioni durante la navigazione». Uno degli incidenti l’hanno vissuto qualche giorno fa. Ma sono frequentissimi e capita spesso che arrivino a migliaia di euro di danni da riparare. La preoccupazione dei canottieri è che la situazione possa peggiorare rispetto a quella già difficile vissuta la scorsa estate. «In alcuni tratti il fiume poteva essere attraversato quasi a piedi - aggiunge - Le secche lo riempiono di ostacoli, rappresentati anche da alberi e rifiuti che sono un ostacolo ignobile alla vista. Ci sono isole galleggianti di immondizia che si fermano alla base dei piloni dei ponti. La Regione è vigile, ma anche la siccità sta contribuendo a ridurre gli spazi di movimento».

 

Maurizio Gubbiotti è il presidente di Roma Natura, l’ente regionale per la gestione delle aree naturali del Comune di Roma. Sa bene che la flora e la fauna possono essere più esposte a un cambiamento dell’habitat. A soffrirne, in primo luogo, i pesci. «L’abbassamento della portata dell’acqua - spiega - può far andare in sofferenza gli animali e le piante. In alcune situazioni si provoca la mancanza di ossigeno, quindi la morte dei pesci». Gli uccelli già si stanno spostando in altre aree, «come nelle zone umide di Decima Malafede o dell’ex laghetto della Snia Viscosa». 


I MIGRATORI
A rischio sono i migratori che si fermano sul Tevere considerandolo una sorta di area di servizio dei tempi moderni: nel loro lungo viaggio da una parte all’altra del mondo, approfittano delle zone umide per rifocillarsi e per trovare cibo. Ma quando questo scarseggia, sono loro stessi a spingersi da altre parti. Certo è che, però, la vera attrazione del Tevere per questo genere di fauna non è nell’area fortemente antropizzata ma nelle zone più periferiche. Nelle aree verdi cittadine ne soffrono di più anche tassi, volpi e alcune particolari tipi di piante. Legambiente ha contato i giorni senza pioggia che hanno colpito il bacino fluviale del Tevere nel 2022. «Ci sono stati anche 195 giorni di fila senza una goccia d’acqua - dice Roberto Scacchi. direttore regionale di Legambiente Lazio - In primavera arriveremo a vedere più fondale di oggi, se la continuità meteorologica sarà quella dell’ultimo mese sarà un disastro peggiore rispetto a quella dello scorso anno. Il rischio è che da qui ai prossimi 50 anni i suoi affluenti perderanno notevolmente la loro portata d’acqua e il Tevere diventerà un torrente». 

giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 

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