La via della diplomazia non è sbarrata ma sono flebili le speranze di mettere fine alla guerra in Ucraina attraverso il negoziato. I tentativi di mediazione si moltiplicano ma finora con scarso successo, mentre oggi dovrebbero finalmente tornare ad incontrarsi le delegazioni di Russia e Ucraina. Per la quarta volta ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha sentito al telefono Vladimir Putin che gli avrebbe assicurato di non voler attaccare le centrali nucleari ucraine. In mattinata il leader russo aveva avuto un colloquio telefonico anche con il presidente turco Erdogan. Il leader turco avrebbe chiesto il cessate il fuoco, l'apertura di corridoi umanitari e esortato a firmare un trattato di pace.
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Molto attivo il premier israeliano Bennett che dopo il blitz a Mosca (primo leader mondiale a recarsi nella capitale dall'inizio del conflitto) e a Berlino ha parlato anche con il presidente ucraino Zelensky.
Il leader ucraino ha avuto anche una telefonata con il primo ministro britannico Boris Johnson e con Mario Draghi. Il premier italiano ha riaffermato la volontà italiana di fornire «sostegno e assistenza all'Ucraina e alla sua popolazione» condannando gli attacchi della Russia ai civili e alle infrastrutture nucleari. Zelensky avrebbe parlato con Draghi anche della domanda di adesione dell'Ucraina alla Ue. Anche il Papa, nel corso dell'Angelus domenicale, ha ribadito la disponibilità del Vaticano «a mettersi al servizio per questa pace» definendo la guerra «una pazzia» e implorando: «fermatevi per favore, guardate questa crudeltà». Nonostante la molteplicità dei contatti la strada del negoziato appare tutta in salita. Macron ha detto di aver sentito Putin «molto determinato a raggiungere i suoi obiettivi».