Dall'energia ai trasporti: la grande fuga delle multinazionali da Mosca

Dall'energia ai trasporti: la grande fuga delle multinazionali da Mosca
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Mercoledì 2 Marzo 2022, 10:15
(Teleborsa) - E' scattata la grande fuga del business internazionale da Mosca destinata a costare carissimo dal punto di vista finanziario: dall'energia fino ai trasporti, da Londra alla Oslo, sono sempre di più le imprese multinazionali che, a tempo record, hanno voltato le spalle alla Russia, per prendere le distanze e condannare l'invasione in Ucraina, voluta da Putin.


A fare da apripista nelle scorse ore, il gigante petrolifero britannico British Petroleum che ha deciso di cedere la sua partecipazione del 20% in Rosneft, la compagnia petrolifera di stato russa.

Sulla stessa linea, anche l'anglo-olandese Shell che abbandonerà le joint ventures con le società russe, prima tra tutte Gazprom, principale attore energetico controllato in larga parte da Mosca. Tra i progetti che verranno abbandonati da Shell c'è il Sakhalin 2, nell'isola omonima sulla costa orientale russa, in cui partecipa al 27,5%.

"Siamo scioccati dalla perdita di vite umane in Ucraina, che deploriamo, a seguito di un atto insensato di aggressione militare che minaccia la sicurezza europea": così l'amministratore delegato Ben van Beurden spiega la scelta in una nota.


Si sfila anche ENI . "Per quanto riguarda la partecipazione congiunta e paritaria con Gazprom nel gasdotto Blue Stream (che collega la Russia alla Turchia), Eni intende procedere alla cessione della propria quota". Lo ha reso noto un portavoce del gruppo, precisando anche che "l'attuale presenza di Eni in Russia è marginale. Le joint venture in essere con Rosneft, legate a licenze esplorative nell'area artica, sono già congelate da anni, anche per le sanzioni internazionali imposte a partire dal 2014".

Prende le distanze da Mosca, Apple che ha comunicato la decisione di sospendere la vendita di tutti i suoi prodotti in Russia. In una nota la società di Cupertino annuncia che rimuoverà RT News e Sputnik dai suo App Store fuori dalla Russia.

Prevede di disinvestire dalle proprie attività in Russia anche la norvegese Equinor (controllata da Oslo).

Un elenco, già lungo e economicamente sostanzioso, che è destinato ad aumentare nei prossimi giorni. Del resto, il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, lo ha detto a chiare lettere: ormai c'è "un problema di principio" per le compagnie occidentali nel collaborare con personalità ed enti vicine o riconducibili al Cremlino







(Foto: drserg | 123RF)
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