Dallo scotch al Gps, gli oggetti nati dalla ricerca militare

Dallo scotch al Gps, gli oggetti nati dalla ricerca militare
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Le macchine fotografiche digitali e il nastro adesivo, le banche del sangue e gli assorbenti, i forni a microonde e la gomma sintetica, le super-colle e gli orologi da polso, i fuoristrada (a partire dalla Jeep) e i biscotti energetici, i fiammiferi (e gli accendini) anti-vento e i tessuti anti-sabbia, tecnologie per gli alimenti come la liofilizzazione, che facilitava il trasporto del cibo alle truppe, e tutta una serie di indumenti pratici e insieme eleganti, iniziando dal classico impermeabile, il trench coat, soprabito da trincea degli ufficiali britannici che copriva dall’umido e dal freddo nello stesso tempo.

E poi dispositivi ben più sofisticati: apparecchi per la visione notturna, radar, motore a reazione, energia nucleare, razzi e satelliti, droni, il GPS, i computer, Internet. Una mole enorme di prodotti che non si sa se avrebbero visto la luce senza gli ingentissimi investimenti in ricerca e sviluppo a fini militari imposti dalla logica delle due guerre mondiali, del confronto bipolare e della insicurezza globale post Torri Gemelle.

ADATTAMENTI

La Germania, il Regno Unito e soprattutto gli Stati Uniti d’America, dominanti dalla seconda guerra mondiale in poi, sono i Paesi che nei decenni hanno studiato prodotti a uso militare poi adoperati, in maniera talvolta crescente, anche in ambito civile. Comunemente queste tecnologie sono dette duali, ma si tratta di un’accezione non corretta. Esistono campi per natura duali, come il nucleare: le strutture, i macchinari, le procedure e i materiali necessari per alcuni metodi di produzione di energia sono esattamente gli stessi che permettono la realizzazione di armi atomiche. Lo stesso vale per il settore spaziale, cui appartiene uno dei sistemi duali più conosciuti, il sistema di posizionamento satellitare GPS. Per molti altri prodotti invece si è registrato un adattamento alle condizioni di vita civile, spesso grazie ad accorgimenti che hanno permesso lo sfruttamento intensivo di idee destinate a produzioni di nicchia. L’orologio da polso nato per sincronizzare le azioni militari e per essere adoperato in situazioni disagiate si è diffuso grazie al dinamismo della vita moderna e alla “democratizzazione” di molti beni di consumo. L’uso della gomma sintetica, scoperta quando le piantagioni asiatiche di caucciù furono occupate dal Giappone nel corso della seconda guerra mondiale, è diventato una necessità con la motorizzazione di massa che ha reso la risorsa naturale del tutto insufficiente alla realizzazione di pneumatici. I tessuti anti-sabbia sono nati più di recente, ai tempi della prima guerra del Golfo del 1991, e si sono diffusi soprattutto per abbigliamento tecnico, teli da spiaggia, sacche.

INVESTIMENTI

La svolta alla nostra vita è stata impressa però dalle ricadute delle tecnologie più avanzate, frutto sostanzialmente della ricerca resa possibile dalle necessità statunitensi di conservare il dominio tecnologico nel mondo bipolare e ora multipolare. A raccontare in dettaglio questa politica e i suoi risultati è stata l’economista Mariana Mazzucato, italiana di nascita ma anglosassone per formazione, nel suo “The Entrepreneurial State”, dove si è soffermata in particolare sul ruolo della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency, creata nel 1958) e di altre Agenzie statali Usa quali la Nasa che nacquero o vennero rafforzate dopo il lancio nello spazio del primo satellite sovietico, lo Sputnik, datato 1957 e i timori diffusi negli States di un sorpasso tecnologico da parte dell’Urss. Furono gli investimenti della Darpa – ha spiegato Mazzucato – a finanziare la nascita di dipartimenti per le scienze computeristiche, a permettere lo studio e lo sviluppo dei semiconduttori, a rendere possibile l’interazione uomo-computer, a creare Internet. E a cambiare le nostre vite. 

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Corriere Adriatico