Smartphone e pc, addio prese: le batterie si ricaricano a distanza (attraverso l'aria). Ma è davvero sicuro?

Arriva il sistema sperimentale che permette di alimentare i dispositivi attraverso l’aria

Smartphone e pc, addio prese: le batterie si ricaricano a distanza (attraverso l'aria). Ma è davvero sicuro?
In un appartamento in cui vive una famiglia tipo italiana ci possono essere oltre venti dispositivi connessi e dotati di batterie ricaricabili, che hanno periodicamente bisogno...

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In un appartamento in cui vive una famiglia tipo italiana ci possono essere oltre venti dispositivi connessi e dotati di batterie ricaricabili, che hanno periodicamente bisogno delle nostre attenzioni. Che sia lo smartphone - che raramente supera una giornata di autonomia - oppure il tablet, il gamepad, lo spazzolino elettrico, l’aspirapolvere senza fili, dobbiamo quotidianamente controllare lo stato di carica e, spesso e volentieri, correre ai ripari. Inevitabile, quindi, armeggiare continuamente con cavi, alimentatori, prese USB, adattatori. E se ce ne dimentichiamo, sono dolori. Ma cosa faremmo se esistesse un sistema completamente wireless e sicuro, che ci permetterebbe di dimenticarci tutto questo? Non il solito caricatore magnetico, che ci fa ricaricare lo smartphone appoggiato su un supporto, ma un sistema che possa alimentare tutti i nostri dispositivi contemporaneamente, da un punto lontano della nostra stanza?

 

Diavolerie

Un sistema del genere farebbe ovviamente gola a molti, aziende e consumatori. Senza arrivare al futuro sistema capace di cambiare le regole del gioco nell’automotive (sono allo studio anche sistemi per ricaricare le batterie delle auto da remoto), esistono già tecnologie funzionanti che permettono simili diavolerie a livello domestico. Il Wall Street Journal, in un servizio dedicato all’argomento, ricorda che esistono tre sistemi per ricaricare dispositivi, usando onde radio, microonde oppure raggi infrarossi. Ori Mor, cofondatore di Wi-Charge, ha scelto quest’ultimo sistema: «Abbiamo un trasmettitore che emette un invisibile raggio al dispositivo che lo commuta in elettricità», ha spiegato al giornale americano, mostrando un trenino elettrico (senza batteria) che corre senza mai fermarsi, grazie a un sensore.
In fondo è un po’ il sogno di Nikola Tesla, che un secolo fa voleva trasmettere energia a distanza. Ma oggi gli attori (e i concorrenti) sono molteplici: la cinese Xiaomi ha realizzato una tecnologia capace di ricaricare, con un’emissione di 5 watt, diversi dispositivi a «parecchi metri» di distanza. Motorola, che oggi appartiene alla cinese Lenovo, ha sperimentato un sistema di ricarica wireless che “rianima” smartphone e tablet da tre metri e che - lungo un raggio d’azione di 100 gradi - può ricaricare fino quattro dispositivi contemporaneamente. Motorola ha scelto di collaborare per questo progetto con Guru wireless, startup fondata un gruppo di “ingegneri creativi inventori”, come amano definirsi, guidati dal ceo, Ali Hajimiri.

 

 

Esperimenti

Ma è sicuro avere sulla testa, o dietro la scrivania, un trasmettitore di energia che si collega allegramente con tutti i dispositivi? Secondo Khurram Khan Afridi, professore associato alla Cornell University College of Engineering, «il limite di energia attuale è già molto basso». Spetta agli enti regolatori nazionali decidere sulla sicurezza per la salute di questi sistemi, e soprattutto sul tempo di esposizione massimo a simili fonti di onde. Il problema di una possibile commercializzazione su larga scala, però, è di tipo economico, imprenditoriale. Perché si diffonda una tecnologia piuttosto che un’altra, servono investimenti da parte dei big dell’hi-tech, come Apple e Samsung: scelta una piattaforma, la si applica anche ai propri device, che vengono forniti di sistemi riceventi, utili a trasformare i raggi inviati dal trasmettitore in energia buona per le batterie. «Certo, questi sistemi ricaricano molto lentamente - nota Dalvin Brown del Wall Street Journal - ma è proprio in questo modo che si può prolungare la durata delle batterie». 

 

 

Sogno

«Senza dubbio, per qualunque persona sana di mente, la ricarica over-the-air rappresenta un sogno. Sarebbe un’esperienza incredibile», ha detto al Washington Post Jake Slatnick, ceo di Aira, una compagnia basata a Phoenix, Arizona. «Il problema è che ci sono ancora troppi ostacoli, per rendere questa soluzione pratica e a portata di mano». 


La tecnologia sviluppata da Slatnick, con il socio Eric Goodchild, permette di identificare i vari device presenti, e di ricaricarli a distanza, ma non riesce (per esempio) a ricaricare uno smartwatch Apple, che utilizza un sistema proprietario. Sono questi i problemi che incontrano ingegneri elettronici e imprenditori, nel creare innovazione. Se volessero dimostrare di essere dalla parte dei consumatori, le grandi aziende dell’hi-tech dovrebbero scegliere il sistema più vantaggioso ed economico, e utilizzarlo. Altrimenti - ipotesi più probabile - se verranno adottati sistemi diversi, brevettati e “chiusi”, saremo costretti a cambiare tecnologia ogni volta che cambiamo brand. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico