Calcio, il match analyst Marco Mannucci: Il vero salto sono le analisi in tempo reale

Parla l'esperto ora negli Usa con gli Azzurri di Spalletti: «La tecnologia ha fatto passi da gigante, rivoluzionando completamente il nostro ambito negli ultimi decenni»

Marco Mannucci
Marco Mannucci è Match Analyst e ora è in tournée negli USA con gli Azzurri di Spalletti. Ascolta: Intelligenza artificiale e calcio: l'aiuto...

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Marco Mannucci è Match Analyst e ora è in tournée negli USA con gli Azzurri di Spalletti.

«La tecnologia ha fatto passi da gigante, rivoluzionando completamente il nostro ambito negli ultimi decenni. Ora possiamo scegliere le aziende fornitrici, il tipo di raccolta e quella dei dati, le modalità del tracciamento dei giocatori in campo. Il vero salto sono le analisi in tempo reale, consultabili durante partite e allenamenti».
In che modo si è evoluta la figura del Match Analyst?
«Ormai fa parte integrante dello staff tecnico, gli allenatori da soli non possono processare la mole di informazioni. Il Match Analyst è diventato un supporto fondamentale, in equipe con lo staff tecnico e i preparatori. Lo studio e l’analisi dei dati è vitale per la preparazione della partita».
Quanto incide il vostro lavoro sulle decisioni del tecnico?
«Molto dipende dall’allenatore, la comunicazione con lo staff è fondamentale. Occorre essere formati non solo calcisticamente ma anche tecnicamente, per comprendere dinamiche e richieste. Io ho iniziato con Lucarelli in panchina, lui parlava con 25 anni di esperienza alle spalle: se non conosci gergo e sfumature può essere complicato».
Qual è l’impatto diretto del vostro lavoro?
«Proviamo a incidere sui singoli, ma anche su aspetti di squadra. Oggi c’è un’analisi infinita a livello di dati, tecnici e fisici. Con il Tracking System semiautomatico in tempo reale non vediamo solo i gol e i tiri, ma anche la tipologia di passaggi, le occasioni create e gli appoggi errati. Il nostro lavoro è interpretare dati e algoritmi per migliorare le prestazioni. Anche solo lo 0,1% al giorno, a fine stagione, può fare la differenza. La tecnologia facilita ma devi gestirla e saperla leggere. Spalletti ad esempio ha un metodo di lavoro diverso da Nunziata o da Lucarelli, noi dobbiamo calarci nella dimensione dell’allenatore».
Gli algoritmi possono sostituire l’esperienza umana?
«L’algoritmo è un insieme di regole per raggiungere un’elaborazione, lo usano i direttori sportivi sul mercato. Alcune squadre utilizzano la realtà virtuale per rivivere fasi della partita. I droni sono routine. Così come le riprese video semiautomatiche. Ma la figura dell’allenatore non si può sostituire».
Nel futuro il calcio sarà gestito sempre più con l’intelligenza artificiale?


«La tecnologia si evolve in fretta, ma nel calcio le regole base sono rimaste invariate da sempre. Non si può prescindere dalla figura del tecnico, ma le nuove generazioni sono cresciute in pieno boom e spingeranno ancora di più sulle potenzialità sconfinate delle tecnologie». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico