MILANO - Si è tenuta davanti alla seconda sezione penale di Milano, la prima udienza del processo a carico di Kakà. L ex...
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L ex calciatore del Milan e da qualche mese tornato a giocare al San Paolo in Brasile, accusato di un'evasione fiscale da circa due milioni di euro per aver creato, secondo l'accusa, un presunto "schermo"» societario per abbattere le tasse sui proventi derivanti dallo sfruttamento della sua immagine.
Il giudice monocratico Lorella Trovato, dopo aver ammesso le prove richieste da accusa e difesa, ha rinviato il processo al prossimo 30 marzo. L'Agenzia delle Entrate non è parte civile nel procedimento perchè, come ha chiarito il legale dell'attaccante brasiliano, l'avvocato Daniele Ripamonti, «è stato già definito il contenzioso tributario», distinto dal procedimento penale in corso.
Riccardo Leite, vero nome di Kakà, 32 anni, è finito imputato dopo il decreto di citazione diretta a giudizio firmato dal procuratore aggiunto Francesco Greco e a seguito degli avvisi di accertamento dell'Agenzia delle Entrate trasmessi alla Procura di Milano. Secondo l'accusa, Kakà, imputato per infedele dichiarazione dei redditi, accusa relativa agli anni 2005, 2007 e 2008, avrebbe costituito la società "Tamid Sport Marketing srl" al fine di "interporla tra lui e i suoi sponsors" e «tale schermo, creato solo per finalità di ordine fiscale» gli avrebbe permesso di abbattere le tasse sui proventi legati alla "sua immagine".
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