Cominciamo con una pessima notizia, almeno per noi italiani. Il Chelsea di Antonio Conte ha perso (0-2), anzi ha straperso l'ultima grande partita che separava la gigante...
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Insomma, lo avrete intuito, il Chelsea è sprofondato come un piombo e di certo nelle prossime ore il solo affacciarsi dell'idea di dover aggiornare, modificare, emendare e correggere i piani di battaglia primaverili rovinerà le già inquiete notti di Conte. Ma bisogna sapere che oggi lo United ha giocato una gara da ritagliare, depositare in fretta nell'ovatta e appendere subito al muro del museo del club. Fluidità, precisione, tranquillità. Con aria da volpetta, dunque, nel nulla di un pomeriggio Mou si è concesso la soddisfazione di complicare l'esistenza alla sua ex squadra; di rispedire su Marte le critiche delle ultime settimane; e di mescolare emozioni e vite nell'ultimo rettifilo della Premier League.
Rideva sotto i baffi (che non ha), Mourinho, in panchina. Stava infilando in una centrifuga tutto l'universo del campionato di calcio inglese, e all'89' fingeva di preoccuparsi ancora della posizione di Darmian e di Pogba. Che show. E non va dimenticato un piccolissimo dettaglio: il Manchester Utd, oggi, per battere un Chelsea privo del metro e 99 di Courtois, si è abbandonato alla superbia di non impiegare un signore che si chiama Ibrahimovic. No no, avete letto bene, Ibra non ha giocato, almeno fino all'83'.
Hanno riferito i ben informati media locali che la decisione l'avevano decretata lo stesso Zlatan e Mou in perfetta sintonia (e nessuno stenta a crederci...). E, considerando la galassia densa di messaggi in codice di cui Mourinho è padrone e maestro e sovrano assoluto, i motivi potrebbero essere diecimila. Perché ad esempio, risparmiando Ibra per 83 minuti, Mou potrebbe aver impostato la strategia furbetta nota ai più come la tattica del «Vinco comunque». Avesse perso, per capirci, a incidere sarebbe stata soltanto l'assenza di Ibra. Avesse trionfato (come peraltro marginalmente accaduto), avrebbe compiuto un capolavoro michelangiolesco senza tre-quarti dei colori. Nemmeno Napoleone le pensava così...
Per cui alla fine Conte si è ritrovato e inconsapevolmente impigliato in un groviglio di trappole di cui non aveva neppure vagamente percepito l'ombra. Intrappolato come una farfalla in una ragnatela, Antonio adesso comanda la classifica con un vantaggio di quattro punti rispetto al Tottenham, secondo. Al termine del campionato mancano sei giornate; alla fine delle rabbie di Conte, giusto un’eternità, a voler essere ottimisti.
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Corriere Adriatico