Maceratese, Tim Cup senza stadio Tardella arrabbiata con il Comune

Gli avvocati Massimo e Giancarlo Nascimbeni e la presidente Maria Francesca Tardella
MACERATA  - «Gli inadempienti non siamo noi, bensì il Comune, che non ci ha permesso nella scorsa stagione l’utilizzo dell’Helvia Recina secondo...

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MACERATA  - «Gli inadempienti non siamo noi, bensì il Comune, che non ci ha permesso nella scorsa stagione l’utilizzo dell’Helvia Recina secondo quanto stabilito dalla convenzione triennale, e che ci costringerà a chiedere al Campodarsego l’inversione del campo per l’esordio in Tim Cup in cui siamo teste di serie».

Parole dure da parte della presidente Maria Francesca Tardella, rimasta delusa dall’atteggiamento dell'amministrazione comunale nei confronti della Maceratese. Sfuma così l'esordio interno in Tim Cup previsto domenica prossima: Maceratese-Campodarsego sarà anticipata a sabato, non più all’Helvia Recina, bensì al centro sportivo Il Gabbiano di Campodarsego, in provincia di Padova, presumibilmente alle 17.30. L’anticipo di 24 ore è dettato dal fatto che domenica si giocherà al vicino Euganeo Padova-Seregno: se ci fosse stato in contemporanea anche Campodarsego-Maceratese, si sarebbe rischiata una dispersione di pubblico su due eventi.
La presidente Tardella, durante la conferenza stampa di oggi nella sala stampa dell’Helvia Recina, in cui era accompagnata dagli avvocati Giancarlo e Massimo Nascimbeni, ha aggiunto: «Vorrei giocare al debutto della prestigiosa manifestazione nel mio campo e nella mia città ma non sarà possibile, nonostante fosse stato comunicato in anticipo che avremmo disputato l’esordio all’Helvia Recina e che ci fosse tutto il tempo necessario per poter effettuare i lavori al manto erboso in tempo, dopo l’ultima di campionato dell’8 maggio. Eravamo tentati di non disputare il confronto, ma per rispetto dei tifosi e per il senso di responsabilità che una società professionista deve avere, abbiamo deciso di giocare, chiedendo l’inversione del terreno di gioco. Con le ovvie spese di trasferta che dovremo accollarci».
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Corriere Adriatico