Lewis Hamilton, il dramma prima di vincere il quinto titolo mondiale di Formula 1

Lewis Hamilton, il dramma prima di vincere il quinto titolo mondiale di Formula 1
Un dramma tenuto nascosto fin oltre la vittoria del quinto titolo mondiale, per Lewis Hamilton. Il successo iridato, giunto al termine del Gp del Messico di Formula 1, non...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un dramma tenuto nascosto fin oltre la vittoria del quinto titolo mondiale, per Lewis Hamilton. Il successo iridato, giunto al termine del Gp del Messico di Formula 1, non può che essere dedicato ad una persona molto speciale: Davidson Hamilton, il nonno del pilota della Mercedes, morto poche ore prima delle prove libere.


Harry e Meghan in Nuova Zelanda, il dono speciale per la gravidanza: ecco di cosa si tratta​



Lewis Hamilton ha saputo della morte del nonno mentre si trovava in Messico, poco prima dell'inizio del weekend che lo avrebbe visto laurearsi campione del mondo per la quinta volta nella sua carriera. Solo poche persone fidate, all'interno del team Mercedes, sapevano del dramma del pilota britannico, che subito dopo la fine dei festeggiamenti è volato con un jet privato nella sua casa di Los Angeles, con i suoi due bulldog, Roscoe e Coco, per fare poi ritorno a Londra il lunedì e unirsi alla sua famiglia.

In un'intervista al Telegraph, Lewis Hamilton ha rivelato il proprio dramma: il nonno Davidson, infatti, era un immigrato grenadino che a Londra lavorò come operaio nella metropolitana, ma che visse sulla propria pelle i problemi legati all'immigrazione e al pregiudizio. Non poteva certo immaginare, allora, che il nipote avrebbe fatto la storia sportiva del Regno Unito. Eppure, il gene della velocità sembrava insito nella famiglia: il nonno, infatti, era stato un motociclista semiprofessionista. «Per la mia famiglia è un duro colpo, lui era il pilastro. Spero di diventare come lui: un uomo nero, forte e onesto. Sono sicuro che sarà sempre orgoglioso di me e di mio padre» - ha spiegato, commosso, il pilota - «Io e mio padre siamo sempre stati uniti, è grazie a lui se sono diventato cinque volte campione mondiale, e dopo la morte di mio nonno lo siamo ancora di più».



L'amore e la stima, da parte di Lewis Hamilton, per il padre Anthony e per il nonno Davidson, sono smisurati. Il pilota è riconoscente per tutto quello che i due hanno fatto per lui: «La mia famiglia è partita da zero ed è arrivata in cima al mondo. Il merito è tutto loro, mio nonno era una persona umile e mio padre mi ha seguito sin dagli esordi sui kart. Per permettermi di gareggiare ai più alti livelli giovanili, in un certo momento era arrivato a fare quattro diversi lavori contemporaneamente. Poi mi seguiva attentamente e mi dava consigli già ad otto anni: c'era un bambino, Niki Richardson, che era il più veloce di tutti. Mi aiutò a studiarlo, in particolare quando e come frenava, e mi consigliò il modo di batterlo».

  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico