SESTRI LEVANTE - Il dramma, la paura e la speranza. Il tutto in un lampo. I corridori che prendono parte al 98/o Giro...
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paura e la speranza. Il tutto in un lampo.
I corridori che prendono parte al 98/o Giro d'Italia di ciclismo, e che si contendono la 3/a tappa, hanno percorso 95 chilometri e scalato l'ultima asperità di una giornata calda e luminosa, la Barbagelata, quando Domenico Pozzovivo perde il controllo della bici e finisce a faccia in giù sull'asfalto.
La caduta è rovinosa, le immagini terribili: la situazione sembra grave fin da subito, perchè lo sfortunato atleta è fermo. Immobile sul selciato. Cala il gelo sulla corsa rosa. E il pensiero va immediatamente al povero belga Wouter Weylandt che quattro anni addietro più due giorni perse la vita in una discesa del Giro, sempre da queste parti, verso Rapallo. Un tifoso sposta Pozzovivo, rischiando di procurargli ulteriori danni, poi arrivano i rianimatori che lo soccorrono e lo adagiano su una barella.
Le notizie cattive fanno presto ad arrivare e menomale che anche quelle buone non tardano. E così subito il professor Tredici sottolinea che, «dopo essere stato spostato da una persona del pubblico e messo in una posizione un pò pericolosa, il paziente ha subito un forte trauma cranico-facciale». Poteva andare molto, ma molto peggio. Invece, come ha poi raccontato la dottoressa Elena Dellavalle, medico rianimatore, la prima ad accorrere, Pozzovivo «era orientato, collaborante e apparentemente non ha subito altri danni. Ha sempre respirato autonomamente».
L'uomo di punta dell'Ag2r La mondiale «è stato trasportato - come ha detto Tredici - solo per una questione di opportunità» con l'elicottero nell'ospedale San Martino, a Genova. «A questo punto - ha aggiunto il prof. Tredici - aspettiamo i responsi degli esami. La macchina di primo soccorso che segue la corsa è arrivata immediatamente, il centro mobile di rianimazione dopo 7'. Mi dicono che la situazione sia stazionaria, consideriamo i traumi facciale e cranico piuttosto modesti. Raccomandiamo ancora una volta ai tifosi di non toccare i corridori coinvolti in cadute, perchè può essere molto pericoloso».
«Non sono i secondi che contano, ma la modalità d'intervento. Non conosciamo quella persona che si è avvicinata a Pozzovivo dopo la caduta», risponde Tredici, a chi avanzava l'ipotesi che fosse un medico. «Tutte le volte che c'è un trauma cranico o del massiccio facciale di mezzo, immediatamente viene in mente una situazione drammatica - conclude il responsabile dello staff sanitario del Giro -. Questa, però, fortunatamente poteva essere gestita senza problemi».
Un pensiero a Pozzovivo è arrivato anche da Michael Matthews, maglia rosa per il secondo giorno consecutivo. «Ho visto la caduta - dice - ero quattro ruote dietro di lui, è stato terribile.
Corriere Adriatico