L’anti Juventus in serie A esiste ed è il Genoa. Ci sono 42 punti di distanza in campionato tra le due squadre ma né all’andata né al ritorno,...
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LA PARTITA - Allegri tiene le carte coperte sino a un’ora prima della partita. La sua Juve scende in campo con il 3-5-2: davanti a Perin, scelto per lasciar rifiatare Szczesny, viene rispolverato Rugani con Bonucci e Caceres, terzo centrale difensivo. Alex Sandro e Cancelo operano avanzati, le punte sono Dybala e Mandzukic. Prandelli opta per Pereira terzino destro ed è prudente con l’impiego di Lazovic sulla linea dei centrocampisti.
Di Bello mette subito in chiaro la sua fiscalità. Due falli più tattici che cattivi, due gialli per Romero e Alex Sandro nel giro di 5 minuti. Il Genoa affronta la gara a viso aperto senza farsi troppo schiacciare dall’iniziale pressione dei campioni d’Italia. All’11’ Kouamè spreca dal limite dell’area perché la fretta è cattiva consigliera. La spinta dei padroni di casa è tambureggiante: al 16’: Pereira lancia Kouamè in velocità, Rugani è fuori causa e l’appoggio a Sanabria è oro colato. La respinta di Perin, su conclusione potente e ravvicinata, è monumentale. Dall’altra parte Dybala, appena messo piede in area, cerca troppo timidamente la porta e così è Zukanovic a stopparlo con bravura e mestiere. Alla mezz’ora, Romero va vicinissimo alla risoluzione di una mischia ma il palo salva ancora la porta di Perin. Poco dopo Di Bello indica il penalty dopo aver visto un mani di Cancelo dopo una sponda di Kouamè. Il fischietto di Brindisi è chiamato al VAR per rivedere l’azione. Viene riscontrato, prima di tutto, un aggiustamento con il braccio da parte dell’ivoriano e così, con l’annullamento del rigore, Allegri prova la sensazione del pericolo scampato. Un impreciso destro di Rolon, in corsa dal limite, chiude un primo tempo in cui la sensazione principale è il mancato smaltimento della fatica Champions da parte di alcuni elementi. La Juventus, soprattutto a centrocampo, non dà l’idea della sua abituale compattezza.
Allegri apporta una variazione tattica con l’arretramento di Alex Sandro sulla linea difensiva a inizio ripresa. La Juventus sposta decisamente il suo baricentro nella metà campo del Genoa e va in vantaggio al 55’ con Dybala. Quando i giocatori del Genoa sono già pronti a far ripartire il gioco, Di Bello annulla per fuorigioco di Emre Can all’inizio dell’azione finalizzata dalla Joya dopo l’affondo a sinistra di Cancelo. Allegri inserisce Bernardeschi per infittire la manovra offensiva. Il cambio Pandev-Sanabria appare un elogio dalla prudenza di Prandelli, in realtà è la carta giusta per consentire al Genoa di guadagnare metri, rimanere alto e approfittare degli spazi lasciati liberi. Il macedone è scatenato: prima la morsa Caceres-Bonucci, poi Perin lo fermano. Altra mossa importante è al 70’: dentro l’ex Sturaro, al quale bastano meno di due giri di lancette per mostrare il dente avvelenato. Pandev, sempre lui, capitalizza un errore di Mandzukic e metter Sturaro nelle condizioni di castigare Perin con una soluzione a incrociare. Un rimbalzo maligno rende vana la possibilità di intervento del portiere della Juventus.
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Corriere Adriatico