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FANO - Ci teneva tanto Giovanni Carboni, di Mondolfo, a partecipare alla 57ª edizione della Tirreno-Adriatico, che quest’anno l’avrebbe portato a percorrere le nostre strade affrontando le tappe marchigiane Sefro-Fermo, Apecchio-Carpegna e il gran finale a San Benedetto. La guerra in Ucraina ha però scompaginato i piani del ventiseienne ciclista sancostanzese, costretto a far da spettatore a questa e ad altre gare che avrebbe affrontato con la sua nuova squadra.
La Gazprom-RusVelo, in quanto russa, è stata infatti esclusa dalle corse internazionali dall’Unione Ciclistica Internazionale.
«È stata una settimana abbastanza complicata per tutti noi in Gazprom e volevo un po’ informarvi, visto i numerosi messaggi che sono arrivati a me o ai miei famigliari e dei quali vi ringrazio per il pensiero che avete avuto nei miei confronti. Purtroppo mi trovo in una situazione di totale incertezza, in quanto adesso l’Uci ha deliberatamente deciso di non far correre la squadra, nonostante l’impegno dei dirigenti di cambiare sponsor, affiliazione, nome e divisa. Mi son ritrovato in mezzo a una questione politica internazionale, giorni difficili, che penso nessuno di noi avrebbe mai pensato di vivere. Addirittura usare la parola guerra, mi sembra irreale. Inoltre veder avvicinare la politica allo sport mi lascia deluso, molto deluso. Si tratta di questioni molto più grandi del ciclismo e per questo per un po’ ho abbandonato anche i social, sono completamente allibito. Sicuramente c’è tanto dispiacere. Perché in questi mesi ho capito veramente cosa vuol dire essere in una “squadra professionistica”, avere dei compagni di squadra che sono Amici con la A maiuscola, e dei Tecnici con la T maiuscola che credono in noi atleti. Per questo spero che io possa tornare a correre con questo “gruppo” e non di dover cambiare squadra. Tengo a ricordare che in due mesi di stagione abbiamo vinto due gare, di cui una WorldTour (ndr massima categoria del ciclismo), e questo dimostra che il team è forte. Nel frattempo io continuo comunque ad allenarmi al massimo. I marchigian han la pel dura oh!»
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