Ascoli, Picchio e Comune ai ferri corti Bellini minaccia: «Andiamo a Lanciano»

Ascoli, Picchio e Comune ai ferri corti Bellini minaccia: «Andiamo a Lanciano»
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ASCOLI - C’eravamo tanto amati. Dopo l’idillio del febbraio 2014 per il salvataggio societario dal fallimento con il bagno di folla in piazza Arringo, i rapporti istituzionali e soprattutto personali fra il patron dell’Ascoli Picchio Francesco Bellini e il sindaco Guido Castelli si sono logorati fino alla rottura di ieri. Bellini lancia l’ultimatum all’Arengo a provvedere a sistemare lo stadio Del Duca entro venerdì «altrimenti l’Ascoli la prossima stagione disputerà a Lanciano le gare casalinghe» ma va oltre e accusa apertamente Castelli per la sua «lontananza costante in occasione del verificarsi di episodi di violenza a danno di tesserati e dirigenti bianconeri». «C’è una frangia di tifosi - accusa Bellini - che ha fatto e fa ricorso alla violenza per intimidire dirigenti e giocatori: sputi, lettere minatorie, scritte per la città, percosse ad alcuni calciatori impediscono di vivere serenamente e svolgere liberamente il proprio lavoro. Questa situazione non aiuta a far crescere i più giovani e neppure a portare ad Ascoli calciatori di livello. Chi sia dietro questa frangia e da cosa sia mossa è ancora ignoto e, se è pur vero che l’Ascoli non abbia occupato negli ultimi anni posizioni alte in classifica, è altrettanto vero che dal 1 luglio l’Ascoli Picchio disputerà il quarto anno consecutivo di serie B». In attesa di sviluppi societari fra pochi giorni l’Ascoli Picchio dovrà comunque provvedere all’iscrizione della squadra al prossimo campionato di serie B.

  
«Emergono importanti criticità relative alla questione stadio, criticità sollevate dalla Lega B in una lettera inviata a Comune e Ascoli Picchio che dovranno fornire una risposta entro e non oltre il prossimo 8 giugno» contesta Bellini. Le norme federali, infatti, prevedono degli adeguamenti dell’impianto comunale: copertura della tribuna ovest e realizzazione di 5.500 posti a sedere (1.200 già realizzati dal club). Per queste ragioni erano ripresi i colloqui con il Comune in presenza anche dei rappresentanti del Credito sportivo e di B Futura. In precedenza i colloqui fra Ascoli e Comune avevano riguardato il rinnovo della convenzione per lo stadio con il club bianconero che si sarebbe impegnato al restauro dell’impianto a proprie spese a fronte di una concessione pluriennale di almeno 30. Ma il Comune ha proposto la cessione in leasing dello stadio per soli tre anni. «In questi anni - afferma Bellini - l’Ascoli Picchio ha senz’altro commesso errori di natura sportiva e non, ma ha adempiuto agli obblighi non solo economico/finanziari, ma anche sociali. Castelli invece lascia uno stadio inadeguato per la categoria, una mancata presa di coscienza dell’importanza dell’Ascoli come veicolo pubblicitario e come indotto per le attività commerciali del territorio. Quattro anni sono trascorsi e probabilmente le premesse iniziali sono state troppo idealistiche, ma, fra quelli commessi, l’errore più grande è stato l’aver creduto che i responsabili della città potessero essere all’altezza dei propri compiti».
 
Il club bianconero, in un passaggio, ricorda le traversie dello stadio Del Duca dalla tribuna Est per la quale non si sa ancora quando sarà inaugurata e la costruzione della nuova curva Sud. «Intanto però il club bianconero corrisponde dal 2014 la cifra di 60mila euro annue per l’utilizzo dell’impianto comunale per la curva sud mobile. Per non parlare del problema relativo all’irrigazione del terreno di gioco effettuata dal Comune con acqua contenente sale che aveva finito per danneggiare l’erba e costringere la società Ascoli Picchio a trasportare l’acqua per l’irrigazione dal centro sportivo Picchio Village allo stadio Del Duca. Il Comune non deve negoziare con l’Ascoli Picchio, ma con se stesso e consegnare uno stadio conforme ai criteri infrastrutturali richiesti dalle licenze nazionali e non penalizzare l’Ascoli Picchio costringendolo a giocare anziché in uno stadio in un cantiere».
 
«Il comune di Ascoli è pronto a dare corso, da subito, a quanto concordato per l’apposizione dei seggiolini così da rispettare le prescrizioni della Lega; lo stadio Del Duca è comunque nelle condizioni di poter beneficiare della deroga che può essere accordata agli stadi in cui siano in corso interventi di ammodernamento, ristrutturazione, ampliamento, risultanti da un progetto presentato dalle autorità competenti» rassicura il sindaco
Lo sdegno

«Non consento a nessuno di infangare l’immagine di una città che da sempre si distingue per civiltà e coesione sociale. Bellini nella sua permanenza ai vertici della società, non ha mai perso occasione di provocare divisioni tra l’Ascoli Picchio, le istituzioni e il popolo bianconero. Siamo abituati alle sue esternazioni (che hanno creato un vero e proprio muro tra lui e tutta la comunità ascolana) ma nessuno può permettersi di criminalizzare il dissenso sportivo allo scopo di nascondere le proprie inadeguatezze. Anche il grande e indimenticato Costantino Rozzi ha subìto contestazioni ma mai si è permesso di offendere la città e i tifosi bianconeri. Altro discorso sono gli episodi di violenza che, quando si sono verificati, sono sempre stati stigmatizzati dal sottoscritto e da tutte le istituzioni del territorio». Poi Castelli rivela un retroscena. « Per quanto riguarda lo stadio, si ribadisce che - secondo quanto riferitomi da Cardinaletti - l’unica modifica apportata ai criteri infrastrutturali nell’ambito del sistema delle licenze nazionali è quella relativa alla necessaria apposizione di seggiolini su almeno 5.500 sedute individuali. Ad Ascoli come ovunque in Italia. Avevamo già concordato modalità e termini di approvvigionamento dei seggiolini a cura della società (costo riferito dall’amministratore della società 15 euro a seggiolino) e fissato ulteriori interventi utili, a cura del comune, ad abilitare permanentemente il settore distinti Nord/Est per la disputa del campionato. Se poi Bellini smentisce il suo incaricato...». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico