Il giovane Leopardi ​ispira anche Venezia

Il giovane Leopardi ​ispira anche Venezia
VENEZIA - “Pasolini” di Abel Ferrara, “Red amnesia” di Wang Xiaoshuai e anche gli ultimi due film di oggi, ovvero “Good kill” di Andrew Niccol...

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VENEZIA - “Pasolini” di Abel Ferrara, “Red amnesia” di Wang Xiaoshuai e anche gli ultimi due film di oggi, ovvero “Good kill” di Andrew Niccol e “The postman's white nights” di Andrej Konchalowsky non sembrano incidere troppo sul Totoleone di questa 71esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Ovvero restano in corsa, su tutti, “Birdman” e “The look of silence”, seguiti a un'incollatura da “A pigeon sat on a branch reflecting on existence” e “Loin des hommes”. Per l'Italia, invece, “Anime nere” di Francesco Munzi e “Il giovane favoloso” di Mario Martone. Le pellicole italiane quest'anno potrebbero essere in corsa per un premio. “Anime nere” di Francesco Munzi, sulla carta, è quello che ha più possibilità.








“Il giovane favoloso” di Mario Martone ha dalla sua il valore universale della poesia e soprattutto il valore aggiunto dell'interpretazione da Coppa Volpi di Elio Germano. “Hungry hearths” di Saverio Costanzo, per molti il più debole del terzetto, ha dalla sua il fatto di essere girato in inglese a New York. Un tocco internazionale che potrebbe pesare. Tra i titoli in pole position solo il delizioso film cinese “Red amnesia”, almeno sulla carta, potrebbe portare a casa qualcosa per il ruolo della protagonista, interpretata da una straordinaria Lu Zongh che si candida a tutto diritto alla Coppa Volpi femminile.



E anche il film del regista de 'Le biciclette di Pechino' potrebbe aspirare a uno dei premi maggiori. Anche se, tornando alla Coppa Volpi femminile, molti parlano di un premio ad Alba Rohrwacher. In una classifica ideale “Birdman” e “The look of silence”, restano, a parere dei critici italiani e stranieri, i titoli meglio piazzati. Il primo, a firma del regista messicano Alejandro G. Inarritu, è quello che ha convinto di più con la storia di un attore popolare, in passato, solo per il suo ruolo di supereroe (uno straordinario Michael Keaton da Coppa Volpi), in cerca di un riscatto finale a Broadway. “The look of silence” di Joshua Oppenheimer, sequel di The act of killing, racconta ancora il genocidio indonesiano negli anni Sessanta, in nome dell'anticomunismo. Tutto è visto dalla parte delle vittime. Contro ha il fatto che è un documentario che vincerebbe dopo Sacro gra, altro documentario, che l'anno scorso vinse il Leone sì, ma tra mille polemiche. “A pigeon sat on a branch reflecting on existence” dello svedese Roy Andersson è invece una colta riflessione sulla vita come sulla morte umana, attraverso trenta quadretti surreal-noir, ironici e aspri, che ricordano allo stesso tempo i quadri di Edward Hopper e quelli del fiammingo Brueghel. Un premio a questo film potrebbe mettere d'accordo tutti per l'originalità creativa e l'ironia universale. Per l'interpretazione maschile, infine, sarebbe bello vedere Al Pacino in sala grande al Lido questa sera. È vero il film in concorso con lui protagonista, “Manglehorn”, non è un granchè, ma lui sul palco farebbe bene al Festival. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico