OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
RECANATI - A 185 anni dalla morte, Giacomo Leopardi non smette di stupire. Il legame del poeta recanatese con Napoli continua a portare alla luce i lavori che Leopardi realizzava sin da giovanissimo. Questa volta è un manoscritto inedito ad essere tornato alla luce e studiato da Marcello Andria e Paola Zito che hanno curato una pubblicazione per Le Monnier Università, dal titolo “Leopardi e Giuliano imperatore. Un appunto inedito dalle carte napoletane”.
Il lavoro sarà presentato oggi, alla Biblioteca Nazionale del capoluogo partenopeo, con interventi di Maria Iannotti, Giulio Sodano, Francesco Piro, Rosa Giulio, Silvio Perrella e Lucia Annicelli.
Al centro del lavoro del giovane Leopardi, torna però sempre la storica biblioteca del padre Monaldo, oggi meta di tanti visitatori a Recanati. È lì, infatti, che il poeta ha realizzato uno studio dettagliato dell’Opera omnia di Giuliano imperatore, grazie all’edizione di Ezechiel Spanheim, apparsa a Lipsia nel 1696. Il quaderno di appunti rappresenta uno studio importante per il poeta, tanto che alcuni richiami all’opera dell’imperatore filosofo neoplatonico non passeranno inosservati nelle creazioni di Leopardi.
«Nel 1814 - si legge appunto nella sinossi del volume di Andria e Zito - un Leopardi appena sedicenne, come è noto assiduo frequentatore della biblioteca paterna, realizza un accurato e capillare spoglio dell’Opera omnia di Giuliano imperatore, ricorrendo all’autorevole edizione di Ezechiel Spanheim». È quanto viene ora pubblicato per la prima volta, sulla base di un inedito autografo tratto dalle carte della Biblioteca Nazionale di Napoli. Oltre che investigare le finalità dell’operazione, i contributi del volume si prefiggono lo scopo di focalizzare al meglio il senso del binomio Giacomo-l’Apostata, un rapporto che sfida la longue durée, declinandolo in prospettiva decisamente interdisciplinare». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico