L’Hotel Monteconero al cambio di gestione con Bernetti&Gabrielli

Il titolare del Palace e sua moglie raccoglieranno il testimone entro l’estate La suggestione di una struttura ricavata da un’abbazia camaldolese del 1100

Una suggestiva panoramica dell’Hotel Monteconero
ANCONA Intimo come una preghiera, che parla al sacro. Assoluto come le forze della natura, che da lì con lo sguardo si dominano. Salire, fino a 550 metri d’altezza,...

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ANCONA Intimo come una preghiera, che parla al sacro. Assoluto come le forze della natura, che da lì con lo sguardo si dominano. Salire, fino a 550 metri d’altezza, sulla sommità del promontorio, che ne ispira il nome, ed entrare nell’Hotel Monteconero non è solo un corollario dell’accoglienza, ma è un teorema del turismo esperienziale. Un viaggio nel viaggio, qualunque esso sia, che presto avrà impresso il brand di Michele Bernetti, titolare del Grand Hotel Palace di Ancona e dell’azienda vinicola Umani Ronchi, e di sua moglie Monica Gabrielli, della dinastia ascolana della grande distribuzione.

 

Le battute

Abituato da sempre alle camere con vista, sul porto dorico e sul filo dell’orizzonte dell’Adriatico, l’imprenditore, che mescola con arguzia gusto&ospitalità, è alle battute finali di un percorso che sancirà la gestione di quello scrigno, a un passo da Sirolo, ricavato da un’abbazia camaldolese del 1100. Appena lo spazio d’una firma lo separa dall’ambizione di dilatare lo spettro d’azione dei suoi affari.

Lassù la vista appaga e le fragranze inebriano. Ginestre, corbezzoli e querce sono lo sfondo di quel tempio da sessanta stanze - una parte affacciate sul mare e sulle dolci colline; le altre su un chiostro del 1203 - un bar, dal quale la vista si perde nell'infinito, e un ristorante che può raccogliere un centinaio di commensali. Di quel micro-cosmo che conserva, intatta, l’antica struttura, la pietra più preziosa è quella che riveste la chiesetta romanica di San Pietro, con un portale rielaborato nel 1700: è l’emblema della quiete e dell’abbraccio che da lì accoglie tutte le Marche. Il sigillo è una questione di secoli: le prime notizie storiche sulla Badia risalgono al 1038.

Il passaggio

Ben si adatta alla transizione la legge della conservazione della massa: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Il passaggio, annunciato, nelle mani di Bernetti procederà per gradi. Il primo passo sarà quello di subentrare nella governance, entro l’estate, senza intaccare il precedente equilibrio assicurato da tre generazioni dalla famiglia Melappioni. Trascorsa la bella stagione, con il tempo del rodaggio, si giungerà alla fase-due: la rigenerazione di quel luogo votato alle vacanze, che vanta una piscina circondata dai ciliegi, una zona benessere, un campo da tennis e una riserva privata con pini e lecci secolari. È la porta d’accesso ideale ai sentieri naturalistici del Parco, dai quali puntare giù verso le baie incontaminate della costa, il mare più limpido. Un luogo assoluto, come le forze della natura; diversificato, come gli asset dei Bernetti.

 

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Corriere Adriatico