“Recare amore di natura e vita”, Fiorentino con le sue sculture in ceramica lancia un messaggio poetico che è anche una denuncia

Un angolo della mostra alla Torre del Borgo di Recanati
RECANATI - Dall’alto della Torre del Borgo, che svetta al centro della piazza Leopardi di Recanati, lo sguardo si perde, dai Monti Azzurri al San Vicino, fino al mare....

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RECANATI - Dall’alto della Torre del Borgo, che svetta al centro della piazza Leopardi di Recanati, lo sguardo si perde, dai Monti Azzurri al San Vicino, fino al mare. Le mille sfumature di verde, ocra e blu, di cui si colora il panorama da lassù, si ripetono nelle formelle di ceramica infisse nelle nicchie delle pareti al Livello 2. Sono formelle che coronano la mostra di Silvia Fiorentino, “Recare amore di natura e vita”, negli spazi espositivi del Murec/Museo.

 

 
Il progetto triennale
La personale dell’artista, milanese di origine e anconetana di adozione, è stata inaugurata sabato dal sindaco Antonio Bravi e dall’assessore alla Cultura Rita Soccio. È stata lei a presentarla: «Rientra nel progetto triennale “E viva e il suo di lei”, che abbiamo dedicato all’arte contemporanea, in spazi, come quelli del primo e secondo piano della Torre del Borgo, che vengono valorizzati dalle opere e attribuiscono loro un fascino particolare». Quelle formelle, campionario di tinte “rubate” alla natura marchigiana, circondano un’installazione “site specific”, con la quale la Fiorentino lancia un messaggio poetico, che è una denuncia. Sul pavimento di cristallo del secondo livello, infatti, un mosaico di disegni acquarellati forma un’immagine composita delle architetture industriali, le fabbriche dismesse, che restano abbandonate nel paesaggio. «Ruderi, che la natura a poco a poco si riprende», le ha definite Nikla Cingolani, curatrice del progetto.


Le ceramiche
Al di sopra, Silvia Fiorentino ha appeso splendide sculture in ceramica, che suggeriscono organismi fantastici: semi, piante, tralci, allusivi alla natura che, appunto, trionfa sull’antropizzazione dissennata del territorio. E prevale, affermando le sue forme selvatiche, sinuose e ruvide. «Appartengono a quello che Montaigne definì “il giardino d’Europa”, le Marche», ha fatto notare Stefano Papetti. Intervenendo all’inaugurazione, ha ricordato che anche in un’altra personale di Fiorentino, quella che fino a novembre è allestita al Museo dell’Arte Ceramica di Ascoli, ricorrono i temi cari all’artista: la nostalgia delle forme organiche, in collisione con i segni dell’uomo. «E a chi sale fino alla vetta della torre – ha concluso – a contemplare il paesaggio apparirà chiaro il nesso allusivo, l’aderenza e l’amore dell’artista per questa terra».


Il connubio


Tanto più significativo è il fatto che a ospitare, questa estate, le creazioni della Fiorentino, siano contemporaneamente due località legate all’arte ceramica: Recanati che, con Rodolfo e Piero Ceccaroni, vanta il magistero di Adelaide Gigli (1927-2010), in mostra in questi giorni al Museo dell’Emigrazione Marchigiana; Ascoli, da secoli città di ceramisti eccellenti, com’è Enrico Trillini, nel cui laboratorio di Montefiore sono state realizzate le opere esposte. «Un orgoglio del nostro artigianato», lo ha definito il sindaco Bravi, prima del taglio del nastro della mostra che resterà aperta fino al 13 novembre. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico