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FERMO - Tre puntate di quindici minuti trasmesse su Radio3 Rai, disponibili in podcast su RaiPlay Sound: il docu radio “Un giorno dopo l’altro. Mario Dondero a memoria”, è tratto dal libro dello scrittore e giornalista fermano Angelo Ferracuti, dal titolo “Non ci resta che l’amore”.
La collaborazione
Un lavoro che nasce dalla collaborazione di Ferracuti con Radio3 Rai, per la quale ha fatto altri docu radio, raccontando tra gli altri, l’Amazzonia. «Quando è uscito il libro – racconta – Daria Corria, curatrice di “Tre soldi”, mi ha chiesto se volevo fare una riduzione radiofonica del libro. Così è nato questo lavoro, e il titolo è preso dall’omonimo brano di Luigi Tenco». Proprio la voce malinconica dell’artista apre le puntate, poi la quella di Ferracuti che parla e fa il suo racconto, inframezzato dalla voce del celebre fotografo milanese che scelse le Marche, Fermo, per trascorrere i suoi ultimi anni.
Le foto “mancate”
Gli inizi della carriera di Dondero, e nella seconda parte si parla delle sue foto “mancate”. «Non riuscì a fotografare Chagall – racconta Ferracuti -, ma neanche Simenon e nemmeno Brecht. In questa parte parlo del documentario che realizzò a Reggio Emilia sui comunisti, in cui Dondero diede voce a tutti, tra cui partigiani, giovani, operai e imprenditori». Nel secondo episodio si parla anche di ‘68, quello vissuto tra Parigi e l’Irlanda. «Nella terza e ultima parte – spiega ancora Ferracuti – c’è la foto “rubata” al processo all’eroe della resistenza greca, Alekos Panagulis. Dopo quello scatto, passato il rullino, Dondero fu anche arrestato e poi successivamente rilasciato. Parlo dell’Africa, sua passione, ma anche della Cambogia, del Ghana, del Gabon, del racconto della caduta del muro di Berlino».
Il libro
Angelo Ferracuti non pensava che avrebbe scritto il libro. «Avevo appena pubblicato un volumetto in 100 copie – spiega – edizione limitata, che è finito in recensione sulla stampa nazionale. Sono state tantissime le richieste e, confrontatomi con la mia agente, è arrivato questo libro. L’ho scritto in tre mesi». Nasce dall’esperienza dell’incontro avuto con Mario Dondero, avvenuto nel 1999. «Eravamo a Monfalcone – ricorda – lui doveva fare delle foto per un’inchiesta sull’amianto e mi disse se avevo voglia di scrivenre. Un incontro che mi ha cambiato la traiettoria degli sguardi con cui si guarda il mondo. Da quel primo reportage se ne sono poi susseguiti molti altri, tra cui anche libri». Ferracuti ha conosciuto Dondero quando il fotografo era già diventato una leggenda. «Per me – prosegue nel racconto – è stato un privilegio stargli accanto. Mi trattava alla pari, e mi faceva molti complimenti. C’era una grande stima reciproca, io avevo un’autentica fascinazione sia di lui come persona, sia come fotografo. Ci univa la condivisione di ideali e comunità. Ho scritto il libro perché mi manca moltissimo e sono tanti quelli che mi chiamano per raccontare le sue storie». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico