Il comico Dado porta a Petritoli lo show “Grande, grosso e vaccinato”: «Il mio personaggio è un vax che ha tutti contro»

Il comico Dado FOTO VALERIO FACCINI/UFFICIO STAMPA
PETRITOLI - Il comico e cabarettista romano Dado, al secolo Gabriele Pellegrini, in “Grande, grosso e vaccinato” sabato, 9 aprile, alle ore 21,15 al Teatro...

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PETRITOLI - Il comico e cabarettista romano Dado, al secolo Gabriele Pellegrini, in “Grande, grosso e vaccinato” sabato, 9 aprile, alle ore 21,15 al Teatro dell’Iride di Petritoli.


Gabriele, cosa c’è in questo nuovo spettacolo?
«Come tutti cerco di essere contemporaneo. Il titolo è preso direttamente dal quasi omonimo detto che stava a significare l’uscita da casa quando eravamo grandi. Oggi il contrario con la pandemia è diventato un “Devi stare a casa”. Sono cambiati i termini, i clichè, e ci sono molte varianti».

 

 
Quanto “virus” ci sarà? 
«Non molto, non invento nulla, faccio come sempre delle contrapposizioni. Io metto sempre di fronte Ettore e Achille, e altri, e qui i vax e i no vax, i due opposti dell’oggi».
C’è un filo conduttore? 
«Se l’uomo cerca sempre il suo antagonista, io cerco sempre l’elemento romanzato. Il mio protagonista principale è un vaccinato, che ha contro tutti gli altri. Lo spettacolo si sviluppa in questo modo».
Quanto è difficile fare il comico in questo periodo, tra pandemia prima e guerra poi?
«Qualunque cosa succede è già successa anche in passato. I comici ci sono sempre stati. Chi fa questo mestiere lo fa utilizzando linguaggi rispettosi. Spesso il comico lo si assimila a un pagliaccio, ma non è così. Il comico aiuta a ridere insieme del mondo, e qualsiasi sfida ci sia, il comico la affronta».
C’è un messaggio? 
«Io cerco sempre di combatterla questa cosa dello spettacolo che “fa pensare”. Lo spettacolo è quello, poi se c’è qualcuno che vuol pensare lo capisce quello che c’è dietro, se invece qualcun altro vuole solo ridere, ride. Quello che intendo dire è che il compito del comico è rivoltare la realtà, poi chi vuol vederci un messaggio ce lo vede e ti fa anche i complimenti per come hai trattato le cose, però il comico deve anche preoccuparsi di chi vuole solo divertirsi».
Il ruolo del comico e del politically correct?
«Nello spettacolo affronto il politically correct, e ci sono domande su quello che si può e non si può fare. Il politicamente corretto appartiene alla società borghese e rispettosa, io non ne faccio parte. Il politically correct è più dello spettatore». 
A fine mese sarà ospite di Dario Cassini a Tolentino, che rapporto ha con lui? 
«A Roma abbiamo passato dei periodi in cui eravamo molto vicini. Con lui ho una grande affinità. Ci riconosciamo anche nei gesti». 
In futuro? 


«Sarò ancora sul web con nuovi format, e poi preparerò il nuovo spettacolo “Dado a tutto tondo”: io sarò al centro di un mondo a forma di cubo, strizzando l’occhio alla stand up comedy».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico