Il regista Martone al Pesaro Film Fest: «Farò in autunno un docu su Trosi ma ho già in mente un film dedicato a Rossini»

Il regista Mario Martone
PESARO - Il Pesaro Film Fest ha dedicato la sua retrospettiva a Mario Martone: dal suo film d’esordio, “Morte di un matematico napoletano” a quello...

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PESARO - Il Pesaro Film Fest ha dedicato la sua retrospettiva a Mario Martone: dal suo film d’esordio, “Morte di un matematico napoletano” a quello presentato allo scorso Festival di Cannes, Nostalgia con Pierfrancesco Favino e Tommaso Ragno. Intensa come le tante regie di Martone, partito da un teatro che era già “cinema” con Falso Movimento, e giunto fino all’Opera.

 

A Pesaro infatti Martone è noto anche per le sue regie al Rof, Matilde di Shabran, Torvaldo e Dorliska e Aureliano in Palmira nel 2014. Sul futuro impegno con il Rof, Martone non si sbilancia: «Forse non nell’immediato», afferma nell’incontro con la stampa, ma non nasconde di avere già un’idea su un film dedicato al Cigno pesarese: «Rossini è molto presente nella mia vita e non è un caso che la sua musica è ne “Il giovane favoloso”».


Il primo amore
Il teatro rimane il suo primo amore: il suo cinema è teatro, il suo teatro è cinema e l’opera e la quintessenza di un teatro popolare. «La mia carriera - spiega - iniziò con il teatro e infatti c’erano già alcuni segni eclatanti di un teatro che conteneva già il cinema. Erano anni di contaminazioni, in cui partiva quella sperimentazione che avrebbe poi influito su tutto ciò che è venuto dopo. Feci anche un “Otello” da Verdi. Fu una specie di big-bang da cui uscirono mano a mano tutti quei fili che mi hanno poi legato anche al cinema e all’opera». 


I prossimi impegni


Tra i suoi prossimi impegni, dopo il film su Edoardo Scarpetta, in autunno si dedicherà a un docu su Massimo Troisi: «Lo conobbi gli ultimi due anni della sua vita. Un peccato, perché avevamo tanta voglia di fare qualcosa insieme. Lo stimavo moltissimo come regista e mi piacerebbe riuscire a restituire questo lato di lui». Per le sue scelte, di solito attende quella scintilla che scatena la sua creatività: «Tanti i copioni nel cassetto, tante le proposte - afferma - , ma si deve accendere qualcosa in me». Martone non crede che la tv abbia ucciso il cinema «ma dobbiamo vigilare affinché il cinema non muoia. Il punto è tenerlo vivo, offrire la magia di un lavoro compiuto: un film è come un quadro e deve essere visto prima di tutto al cinema, perché è costruito per il grande schermo, oltre alla gioia della condivisione di un’esperienza con altri spettatori». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico