Paolo Calissano, non fu overdose ma suicidio. Il fratello: «Non era un drogato, non lo facevano più lavorare»

Paolo Calissano, non fu overdose ma suicidio. Il fratello: «Non era un drogato, non lo facevano più lavorare»
  Paolo Calissano decise di suicidarsi, ma fu la droga la causa della sua morte. «Mio fratello non è morto a causa di stupefacenti,...

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Paolo Calissano decise di suicidarsi, ma fu la droga la causa della sua morte. «Mio fratello non è morto a causa di stupefacenti, ma per un’intossicazione da farmaci antidepressivi» sono le parole pesanti di Roberto Calissano, il fratello dell'attore morto lo scorso 30 dicembre, raccolte dal Corriere della Sera. «Quella sera Paolo accettò il rischio di morire, molto probabilmente. È molto doloroso per me ammetterlo», aggiunge l'imprenditore 54enne, al termine di undici mesi di indagini.

 

 

 

La confessione del fratello

 

A trovare il corpo dell'attore nel suo appartamento nel quartiere romano della Balduina, fu la sua ex fidanzata, Fabiola Palese. Paolo Calissano era solo in casa, non lavorava nel mondo dello spettacolo ormai da tanto tempo, dopo che anni prima, nel Duemila, al culmine della sua popolarità venne ritrovata morta in casa sua a Genova, l'amica Ana Lucia Bandeira Bezzerra stroncata da un'overdose. Da quel momento per Calissano iniziò un periodo in comunità per disintossicarsi, ma il mondo del cinema e della tv, che gli aveva dato celebrità, non lo ha più voluto.

 

Voleva essere dimenticato

«Vorrei liberare la memoria di Paolo dallo stigma della tossicodipendenza», aggiunge Roberto Calissano nell'intervista, che vuole allontanare lo spettro della droga come responsabile della morte di suo fratello, che aveva sentito al telefono, una decina di giorni prima del suicidio. «Il 19 dicembre. Era giù. Non gli feci abbastanza domande, forse. Tutto rimase nella sfera del non detto. Aspirava al diritto all’oblio. Invece i motori di ricerca continuavano a risputare fuori quell’episodio legato al consumo di stupefacenti. Non riusciva a liberarsene. Lavorare era diventato impossibile». 

 

 

 

 

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Corriere Adriatico