Il pianista e compositore pesarese Marzocchi a Fano con “East Side Story”: «Viaggio nelle note dell’Est»

Il pianista e compositore Paolo Marzocchi (Foto Salvemini/Ufficio stampa)
Un viaggio nella musica popolare dell’Est Europa con l’eclettico pianista e compositore pesarese Paolo Marzocchi: oggi, lunedì 29 agosto, alle 21,15 nella ex...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Un viaggio nella musica popolare dell’Est Europa con l’eclettico pianista e compositore pesarese Paolo Marzocchi: oggi, lunedì 29 agosto, alle 21,15 nella ex chiesa di San Francesco a Fano, la WunderKammer Orchestra propone il concerto del suo direttore artistico dal titolo “East Side Story”, con musiche di Bartòk, Liszt e dello stesso Marzocchi. 


Musica popolare dell’Est, quali le linee comuni con la nostra tradizione?
«La musica popolare ha tratti comuni ovunque: i temi sono sempre l’amore o l’esilio. Spesso sono canzoni che allietano i matrimoni e tutti gli eventi importanti della vita, ma è curioso che in Italia si sia un po’ persa di vista la canzone popolare».
Come mai?
«Credo principalmente per colpa dell’opera che si è sostituita a questa tradizione. Mia nonna, che era di Macerata e faceva la sarta, conosceva benissimo tante arie d’opera, anche senza andare a teatro. Oggi non si conoscono le vecchie canzoni popolari marchigiane e i giovani non conoscono nemmeno l’opera. Mentre nei paesi dell’Est Europa si chiama folklorica che non corrisponde al pop che intendiamo noi (la musica leggera), ma deriva da una tradizione che viene persino insegnata nei conservatori».
Abbiamo perso molto quindi?
«Da un certo punto di vista siamo più indietro: Bela Bartòk ha creato, agli inizi del Novecento, una specie di data base di questi canti originali, così come Liszt ha recuperato il folklore ungherese, noi invece li abbiamo eliminati. Bartòk diceva che il compositore deve essere come un orafo e la melodia popolare è una gemma da mettere in evidenza».
Nella seconda parte del concerto anche brani scritti da lei, dedicati all’Albania: quali le suggestioni?
«Il primo brano è “Dhurate Zemrë” (“Regalo di cuore”), fantasia su un tema originale di Jakova, musicista che ha dato l’impulso musicale più grande dopo l’indipendenza dell’Albania nel 1912, una pagina notturna e delicata che mi hanno commissionato per il centenario della nascita del compositore albanese. Poi eseguirò Le “Five Albanian Folksongs” una raccolta di pezzi composti tra il 2005 e il 2011 su antiche melodie della città di Scutari (Shkodra), che diventano materia per un’esplorazione delle possibilità poliritmiche ed espressive del pianoforte. La musica popolare è sempre molto bella e arriva a tutti, anche nelle sue complesse rielaborazioni».
La Wko è dal 2017 un punto di riferimento importante per la città di Pesaro e non solo, un’orchestra “delle meraviglie”?
«Da due anni, forse anche grazie al Covid, facciamo laboratori di musica da camera per ensemble e abbiamo accolto anche un collettivo di giovani musicisti, Camerata degli Ammutinati con il quale andremo quest’anno a Lampedusa».
Quali i progetti nell’immediato futuro di Marzocchi?

«Questo concerto, dove presento anche i brani che sono usciti nel mio libro-disco con la Martinville: il 3 settembre sarò al teatro di Ripatransone per il festival dedicato a Liszt e poi al Galli di Rimini, poi a Lampedusa e a Napoli. Ma sto anche lavorando a uno spettacolo che si chiama “La battaglia dei denari”, tratto da una incisione di Durer». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico