Morto Pietro Coccia, il grande fotografo del cinema italiano aveva 56 anni

Morto Pietro Coccia, il grande fotografo del cinema italiano aveva 56 anni
Era un uomo buono e colto, amato da tutto il cinema italiano. Il fotografo Pietro Coccia è morto ieri nella sua casa romana all'età di 56 anni, da tempo soffriva...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Era un uomo buono e colto, amato da tutto il cinema italiano. Il fotografo Pietro Coccia è morto ieri nella sua casa romana all'età di 56 anni, da tempo soffriva di diabete e sabato aveva avuto uno svenimento durante la serata dei Nastri d'Argento. Nato a Roma il 19 luglio del 1962, Coccia aveva seguito per oltre trent'anni i principali festival cinematografici, da Cannes alla Mostra del Cinema di Venezia, collaborando a lungo con Rai Cinema, per i cui film è stato spesso fotografo ufficiale. Coccia, che aveva lavorato nella sua carriera con moltissime testate, era noto nell'ambiente cinematografico tanto a livello nazionale quanto internazionale. I suoi ultimi scatti nei giorni scorsi prima al festival di Cannes e poi alla serata dei Nastri d'Argento.


Pietro aveva preso la maturità classica al liceo al Giulio Cesare. Aveva poi proseguito brillantemente gli studi universitari alla facoltà di Lettere e Filosofia specializzandosi in Storia dell'arte. Già adolescente si era appassionato al mondo della fotografia organizzando nella sua casa del quartiere Coppedè una camera oscura dove trascorreva ore a studiare le luci e i colori per rendere le sue immagini più poetiche. Provava e riprovava affinando la sua arte, esercitandosi con amici e amiche che pregava di prestarsi a fare da modelli. Con l'avvento del digitale si era appassionato alle nuove tecnologie che nulla avevano tolto alla lirica delle sue visioni. Da tempo sofferente di diabete, non aveva mai voluto fermarsi nel suo lavoro di fotografo del cinema. Fino alla fine ha viaggiato in tutto il mondo, raggiungendo le mete più lontane per testimoniare attraverso il suo occhio raffinato e sensibile ciò che voleva comunicare ai suoi lettori.

  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico