"Mistero buffo” di Fo va in scena con Mario Pirovano di Montecarotto

Mario Pirovano in "Mistero buffo"
MONTECAROTTO -  Sotto il segno del teatro sociale, si apre venerdì 13 gennaio con “Mistero buffo” di Dario Fo messo in scena da Mario Pirovano, indiscusso...

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MONTECAROTTO -  Sotto il segno del teatro sociale, si apre venerdì 13 gennaio con “Mistero buffo” di Dario Fo messo in scena da Mario Pirovano, indiscusso e autorizzato erede artistico del drammaturgo premio Nobel, il programma del Teatro Comunale proposto quest’anno dal Comune di Montecarotto e dall’Amat e con il contributo del MiBact e della Regione Marche.


Riproposto dal ’69 ad oggi in oltre cinquemila allestimenti in Italia e all’estero il titolo è un ‘classico’ del Novecento. «Pirovano – certificava Fo – è un autodidatta di grandi qualità espressive. Per anni è stato ad ascoltare le mie esibizioni, ha assimilato i trucchi e la “sapienza” del mestiere. Non mi faceva il verso, non mi imitava. Dimostrava una propria carica del tutto personale, una grinta di fabulatore di grande talento».

Per anni Dario Fo ha condotto ricerche sulla cultura popolare indagando su testi in lingua volgare, in latino ed in lingue neolatine. Li ha tradotti, riscritti, riadattati fino a dar loro una chiave teatrale, sotto forma di giullarate. I giullari recitavano nei mercati, nelle piazze, nei cortili e qualche volta addirittura dentro le chiese. E di giullarate è composto “Mistero Buffo”, il suo spettacolo più famoso, sulle radici del teatro popolare, quello dei giullari, della commedia dell’arte e dei misteri. Il termine “mistero” è usato già nei primi secoli  dopo Cristo per indicare una rappresentazione sacra. Un mistero buffo è dunque uno spettacolo grottesco, una rappresentazione che nasce dal popolo, un mezzo di espressione popolare ma anche di provocazione e di agitazione delle idee. La lingua, poi, è un particolare insieme di dialetti delle regioni settentrionali e centrali dell’Italia, una lingua sempre perfettamente comprensibile grazie alla forza della gestualità che accompagna la narrazione. Si tratta di un monologo senza scenario, senza musica, senza costumi, che sollecita l’immaginazione e la partecipazione degli spettatori al punto da rendere quasi visibile, sulla scena, una molteplicità di personaggi, di oggetti e di luoghi.
 

CallcCenter dello spettacolo delle Marche 071/2133600 - Inizio spettacolo ore 21.15 Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico