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MONTE URANO - Si definisce «un ragazzo australiano cui piace suonare la musica»: il grande chitarrista Tommy Emmanuel sarà venerdì 12 agosto alle ore 21,30 al parco fluviale Alex Langer di Monte Urano. Il concerto fa parte del Bambù festival ed è organizzato da Comune, Pro loco e Rock at the Theatre.
Tommy, cosa suonerà a Monte Urano?
«I brani dei miei album. Ci saranno sia i brani più vecchi che quelli più recenti. E poi eseguirò ciò che la gente vorrà sentire, è quello che farò in Italia, voglio che il pubblico trascorra bene il suo tempo, e sia felice. Suono per rendere felici le persone, è la mia preoccupazione, e mi ritengo fortunato per questo, è il mio lavoro e mi piace».
Quando e perché ha iniziato a suonare proprio la chitarra?
«Ho iniziato quando ero molto piccolo, avevo quattro anni. Mia madre, che suonava la lap steel guitar, mi ha dato una piccola chitarra e mi ha insegnato come suonarla.
Come mai ha deciso di dedicarsi alla tecnica del fingerpicking?
«Il fingerpicking, ovvero suonare la chitarra pizzicando con le dita, è solo uno degli stili e delle tecniche con cui suono. Detto questo la tecnica è particolarmente buona per me perché permette di suonare bene da solo, senza il bisogno di essere accompagnati da una band. È piacevole ed è quasi come suonare un piano. Il pubblico poi non perde nulla del concerto, è tutto presente insieme a me sul palco: gli spettatori godono della musica e basta, ascoltano e si emozionano, non hanno bisogno di analizzarla per comprenderla».
È stato ispirato da tanti, in particolare da Chet Atkins, che ricordo ha di lui?
«Ricordi di Chet? Ne ho tantissimi. Per me è stato come un padre, direi quasi un mentore. Da lui ho imparato ad ascoltare e arrangiare, ma soprattutto a a farlo per avere delle buone melodie. Ho imparato tutto da lui, l’ho anche incontrato e scritto con lui le canzoni di un album. Da sempre in tutta la mia vita ascolto tanti chitarristi, ma Chet è stato il mio eroe, il mio mentore».
Altri che l’hanno ispirata?
«Ascolto e mi lascio ispirare da tutti. Quando ascolto trovo sempre giovani talenti, anche e soprattutto in Italia, ne avete molti. Poi me lo lasci dire, per me è di ispirazione essere nel vostro paese e suonare live per il pubblico. Questo è molto importante».
In Italia ha collaborato con Dodi Battaglia...
«Mi piace moltissimo, è un grandissimo chitarrista e un eccezionale autore di canzoni. Spero di vederlo molto presto. So che è in tour in Italia, e ora che arrivo anche io, intanto lo chiamerò per salutarlo. È un carissimo amico».
A proposito di Italia, le piace essere qui?
«In Italia mi sento come a casa, ho davvero tanti amici. Sono felice di poter tornare nuovamente anche con la musica: il Covid ha bloccato tutto a lungo anche negli Stati Uniti, ma ora posso tornare a viaggiare e suonare e questo è molto bello».
Cosa direbbe ai giovani chitarristi che sognano di suonare come lei?
«È tempo di lavorare sodo, se volete migliorare suonate, suonate, suonate, fate tanta pratica, lavorate molto. E imparate dalle canzoni e dai brani fatti bene».
Come si presenterebbe a chi non la conosce?
«Sono un ragazzo a cui piace suonare e fare musica. Vengo dall’Australia, dove c’è la mia famiglia, vivo negli States, ma ho un figlio che sta a Londra. Sono felice ovunque io vada». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico