TOLENTINO - Recita da solo e in compagnia. In questo periodo si vede online da solo, con i Rishow, con Lagrù, o con Marche Tube: il fermano Michele Gallucci, da...
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Michele, ce ne può parlare?
«Ci ha chiamato il direttore artistico Massimo Zenobi, per chiedere se potevano metterlo online. Non potevamo dire di no, non vogliamo fermarci, ma continuare a far conoscere e dare visibilità alle realtà territoriali».
La produzione è Lagrù, ma dal promo che gira non si capisce bene chi l’ha scritto…
«Già ride vero? L’abbiamo realizzato a 4 mani, ma siccome lo ha digitato lui, allora l’ha scritto Macchini. In questo spettacolo si riderà dal primo secondo all’ultimo: con Piermassimo ci conosciamo praticamente da una vita, lavoriamo insieme da 20 anni, e spesso ci stuzzichiamo. Questo sarà uno spettacolo vero, spontaneo».
Michele, come sta trascorrendo questa quarantena?
«E’ un delirio. Vivo da solo e la cosa più complicata è andare d’accordo con me stesso, così come immagino accada nelle famiglie. Ne ho approfittato per meditare e andare avanti. Non è che poi di contatti reali ne abbia avuti molti, esco poco solo per andare a fare la spesa. Lo stravolgimento peggiore? Una rottura della mia routine quotidiana così a lungo non l’ho mai avuta (mai stato in casa così tanto!)».
E Michele Gallucci che dice?
«Sono presente molto sul web, ho voluto esserlo: con Lagrù, con i Rishow, con Marche Tube, con la formazione. E’ chiaro che online non è la stessa cosa e io rispetto chi critica questo. Ma io amo quello che faccio e amo continuare a farlo, è come “coccolarmi”. Certo se mi chiede se mi manca il teatro, io le rispondo di sì, molto, manca il contatto con il pubblico, quello che c’è prima e che c’è dopo lo spettacolo tutto».
Scriverà un suo spettacolo da questa esperienza?
«Non ho un’idea di comicità standardizzata. I miei tre spettacoli che faccio da solo, “Non tutti i mali vengono per nuocere a…me”, “Volevo essere una rockstar ma ho perso i capelli”, “Peluche”, sono nati da tematiche diverse. Finora ho traccheggiato, sono un po’ in malinconia. Ho cominciato a scrivere battute e il prossimo spettacolo sarà solo di battute, non partirà da una storia».
Cos’è per lei il teatro e cosa sarà dopo tutto questo?
«Una risposta per due domande: il teatro è e sarà un luogo magico, emozionante. Spero che su questo si rifletterà, perché la magia è per chi lo fa e ci si emoziona e per chi lo vede e ci si emoziona lo stesso. Io personalmente starei sempre dentro ad un teatro». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico