Amelia Monti e Paolo Calabrese sono "Nudi e crudi" al Pergolesi

La locandina dello spettacolo
JESI -  Due coniugi in scena: lui metodico, moralista, chiuso come molti inglesi; lei vitale, ma ormai rassegnata a una vita di noia, senza amici e aperture al mondo. Poi,...

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JESI -  Due coniugi in scena: lui metodico, moralista, chiuso come molti inglesi; lei vitale, ma ormai rassegnata a una vita di noia, senza amici e aperture al mondo. Poi, qualcosa decide per loro una svolta: tornando a casa da un concerto di Mozart, la trovano ripulita da cima a fondo, il che scatena un processo di revisione delle rispettive posizioni che cambierà la loro vita. Da un testo di Alan Bennett, arriva il 15 marzo alle 21 al Pergolesi di Jesi, per la Stagione Teatrale 2015-16, “Nudi e crudi”, interpretato da Maria Amelia Monti e Paolo Calabrese, assieme a Nicola Sorrenti.


Maria Amelia Monti, la ridente, eterea protagonista di tante commedie cariche di senso, ha scelto il testo per sé assieme al marito, Edoardo Erba, che l'ha tradotto e adattato, affidandone la regia a Serena Sinigaglia.

Maria Amelia, questa commedia evoca “scene da un matrimonio” o è una commedia degli equivoci?
“Né l'uno né l'altra, forse non è catalogabile. Vero è che tutto scatta alla scoperta di un equivoco, che si rivela alla fine, ma direi che piuttosto si apparenta al teatro dell'assurdo. Due coniugi cinquantenni, che però sembrano degli ottuagenari, trovano all'improvviso che della loro routine s'è fatto il vuoto: niente più riferimenti, abitudini, simboli. Lei reagisce riscoprendo la sessualità, i vicini, la vita, e comincia finalmente a divertirsi. Lui soccombe: cerca di tornare indietro. Ma si è rotto qualcosa, e non ci riesce. La scelta di Serena Sinigaglia, che viene dall'avanguardia, permette di dare profondità a un testo di comicità non tradizionale, che fa riflettere, anche con l'humour acido, pungente di Bennett. Edoardo Erba ha tagliato tutti i personaggi, sintetizzati in un unico che ha ruoli diversi, tra cui quello del narratore onnisciente, Bennett stesso, o un diavoletto, chissà...”.

Quanto ha attribuito di suo al personaggio di mrs. Ransome?
“Ho cercato di non tirarlo dalla mia parte: nel primo tempo, di esprimere la sua energia inesplosa, con un che di frivolo. Nel secondo, lei rinasce, è meno ingessata, recupera la sua identità”.

Le assomiglia?
“Inevitabilmente, quando entri in un personaggio, qualcosa le dai. Il pubblico vorrebbe che io fossi sempre la stessa, si affeziona a un'immagine, ma ogni tanto bisogna giocare con i ruoli”.

Cosa la caratterizza come donna e come attrice?
“La mia natura dev'essere far ridere. Quando avevo sette anni, se mi mettevo a piangere, i miei compagni sghignazzavano! Poi, lavorando in teatro, non puoi vivere di rendita, devi affinare le doti naturali, farle evolvere. In fondo il ruolo di mrs Ransome è anche drammatico, il suo monologo finale fa ridere, ma anche piangere...”.

Dei coniugi, è lei la più forte?
“Bennett è sempre dalla parte delle donne, cui riconosce l'intelligenza di adattarsi ai cambiamenti: le donne li vedono non come una perdita ma come una rinascita. Davanti all'inevitabile, sono flessibili”.

E intanto...
“... A fine mese esce il mio film girato qui nelle Marche: “Come saltano i pesci”, prodotto dalla Regione, per la regia di Alessandro Valori. Non vedo l'ora”.

Per Maria Amelia Monti, un'altra commedia brillante... e drammatica.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico