Lotto e il richiamo delle Marche Inaugurata la mostra a Macerata

Il presidente della Regione Ceriscioli inaugura la mostra sul Lotto a Macerata
MACERATA - Inaugurata, ieri sera, la grande mostra “Lorenzo Lotto. Il richiamo delle Marche”, che sarà visitabile a Macerata, ai musei civici di palazzo...

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MACERATA - Inaugurata, ieri sera, la grande mostra “Lorenzo Lotto. Il richiamo delle Marche”, che sarà visitabile a Macerata, ai musei civici di palazzo Buonaccorsi, fino al 10 febbraio 2019. Sono 25 le opere esposte, 20 dipinti autografi e 5 disegni, frutto del genio di uno dei principali esponenti del Rinascimento, attivissimo nelle Marche, che creano un percorso all’interno del settecentesco palazzo, grazie ai prestiti, tra gli altri, di British Museum, Musèe du Luvre, Museo del Prado. 

Il doppio binario
Una mostra, però, che ha viaggiato su un doppio binario, visto che conduce da Macerata, dove tornano le opere legate al nostro territorio, fino ai capolavori di Lotto conservati ad Ancona, Cingoli, Jesi, Mogliano, Monte San Giusto, Loreto, Recanati, Urbino. Un passaggio di testimone, tra l’altro, con il Prado di Madrid, dove la mostra su Lotto si è appena conclusa, e con la National Gallery di Londra, dove ne aprirà una il prossimo novembre. Esposte, per la prima volta in Italia, le tele della Gemaldegalerie di Berlino “San Cristoforo e San Sebastiano, due pannelli di un polittico disperso, realizzati per la chiesa di Castelplanio. Dall’Ermitage di San Pietroburgo arriva “Cristo condice gli apostoli al Monte Tabor”, mentre dagli Uffizi di Firenze la “Sacra conversazione”, esposta per la prima volta dopo un restauro. C’è anche “San Girolamo nello studio”, al centro di polemiche circa la paternità di Lotto (anche due giorni fa Vittorio Sgarbi è piombato al Buonaccorsi sostenendone la non attribuzione a Lotto), sulla quale Dal Pozzolo riporta l’attenzione, riconoscendone «l’alta qualità e la congruità con la fase lauretana di Lotto». Infine, una provocazione: l’ultima opera in mostra è la cornice vuota della “Madonna di Osimo”, realizzata da Lotto negli anni Trenta del Cinquecento e rubata dalla chiesa dei Minori Osservanti nel 1911, stesso anno del furto della “Gioconda” di Leonardo. 
Il presidente Ceriscioli 
«Anche questa è ricostruzione, un momento fortissimo di ricostruzione dell’anima identitaria della nostra terra che non si è piegata e vuole continuare ad essere portatrice di bellezza e cultura. Questa mostra è quasi un atto d’amore nei confronti dei nostri territori, a raccontarne attraverso le opere e gli occhi di Lorenzo Lotto, magnifico interprete della bellezza infinita delle Marche, i valori più intimi». Così il presidente della Regione, Luca Ceriscioli alla presentazione della mostra Lorenzo Lotto che si è tenuta al Teatro Lauro Rossi di Macerata, prima dell’inaugurazione ufficiale Palazzo Buonaccorsi. «Lotto – ha concluso il presidente - per noi è le Marche. Non poteva esserci protagonista diverso per raccontare il nostro territorio e quella voglia di riscossa. E lo facciamo con una mostra importantissima proseguendo la narrazione di una proposta culturale elevatissima che abbiamo iniziato da due anni, coniugando turismo e cultura.”
L’assessore Pieroni

In mattinata si era tenuta un’anteprima della mostra per i giornalisti nel corso della quale l’assessore al Turismo - Cultura, Moreno Pieroni ha sottolineato quanto «la soddisfazione della Regione Marche in questo giorno di apertura perché si realizza un progetto sul quale abbiamo creduto molto fin dall’inizio, caratterizzato da una bella collaborazione istituzionale e che vede Macerata il fulcro di una rete lottesca virtuosa. Una mostra che si candida ad essere molto significativa a livello nazionale ed internazionale anche sotto il profilo della ricerca scientifica con un convegno internazionale che si terrà in febbraio, la più grande mostra del Lotto dopo quella di circa dieci anni fa alle Scuderie del Quirinale. Stiamo lavorando con molto impegno per creare momenti di destagionalizzazione turistica con eventi di grande rilevanza come questa mostra a cui si affiancherà nel 2019 i duecento anni dell’Infinito Leopardiano e nel 2020 il V Centenario della morte di Raffaello. Da sempre siamo convinti che questo tipo di eventi rappresentino non solo una crescita culturale per la comunità e in questo caso per il Paese, ma che la cultura sia anche risorsa economica e occupazionale ormai irrinunciabile per i territori». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico