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PESARO - È dedicata a Liliana Cavani la 57a edizione della Mostra internazionale del nuovo cinema, cineasta fondamentale nella storia non solo del nostro cinema, nonché una delle pioniere della regia al femminile, che sarà a Pesaro il 26 giugno per l’anteprima del restauro del suo indimenticabile “Al di là del bene e del male”.
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Quanto è stato difficile imporsi come regista donna, già negli anni ’60?
«Vinsi un concorso Rai per entrare nelle dirigenze e lo rifiutai perché volevo fare la libera professionista. Quel rifiuto del posto fisso mi ha permesso di essere indipendente. È venuto tutto un po’ di conseguenza sennò avrei forse insegnato Lettere Antiche. Non ho mai pensato di essere stata così particolarmente coraggiosa, forse a quell’età si è più spavaldi».
Hanno definito il suo cinema “terreno” che punta dritto verso il cielo, carnale e celestiale: cosa ne pensa?
(Ride) «La vita è fatta così: ci sono dei momenti in cui bisogna fare i conti con i problemi e altri in cui si riflette sul senso della vita sul passato, sul futuro, sul capire il significato di quello che ci capita, penso sia normale.
Dai suoi documentari al cinema, come è riuscita ad arrivare così in fondo al sentimento umano?
«Col documentario, ho raccontato quello che veramente sentivo e vedevo e ho subito anche delle censure. “La casa in Italia” (1964) sulla legge del mezzogiorno che doveva aiutare il paese nelle situazioni più povere, dove i soldi finirono invece nelle tasche dei politicanti del momento, fu censurato andò in onda solo mezz’ora…».
A Pesaro due dei film della cosiddetta “trilogia tedesca”, Al di là del bene e del male e Il portiere di notte, film che scioccarono all’epoca: che effetto possono fare oggi, sui giovani?
«Non so quanto la storia cosiddetta moderna venga studiata a scuola. Quando ci andavo io si arrivava a stento fino alla I Guerra e questo è un male, perché poi si fa fatica a farsi capire dai giovani. La II Guerra Mondiale è stata tutta filmata, tutta documentata. Per i miei documentari ho attinto a quei filmati: al negazionista vanno fatte guardare queste pile di cadaveri che non sono comparse. Ma siccome non si fa informazione storica, oggi molti si permettono di negare e quasi tutti i paesi ormai sono pieni di bombe atomiche. La prossima guerra sarà solo atomica e allora addio a tutti noi e al nostro pianeta».
C’è un’idea, un film che è rimasto nel cassetto?
«Diverse cose, avrei potuto fare più film. Ma ce n’è uno in particolare che vorrei restaurassero e distribuissero, “Dove siete, io sono qui”. Un film sul mondo dei sordi, un mondo da cui avremmo molto da imparare, la cui protagonista vinse la coppa Volpi».
Da appassionata e lucida osservatrice della realtà, cosa l’ha affascinata del libro di Rovelli “L’ordine del tempo”?
«Tutto, perché noi viviamo su questa terra con una incoscienza molto simpatica, ma a volte assurda, di quello che ci circonda. Arriviamo su Marte, ma non ci rendiamo conto di ciò che ci accade intorno».
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Corriere Adriatico