I primi maestri del fumetto a Palazzo Bisaccioni, la singolare esposizione racconta gli esordi di un fenomeno diventato poi di massa in 50 opere originali raramente visibili

Uno dei fumetti
JESI - La storia del fumetto è anche e soprattutto la storia del suo riconoscimento in quanto forma d’arte. Oggi giorno questo processo di affermazione si è...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

JESI - La storia del fumetto è anche e soprattutto la storia del suo riconoscimento in quanto forma d’arte. Oggi giorno questo processo di affermazione si è ormai realizzato, come dimostrano intere sezioni delle librerie dedicate alle graphic novels, la diffusione di negozi di genere, le mostre, la presenza, nell’immaginario comune, di personaggi nati e cresciuti nelle strisce dei vari autori, poi traslitterati in pellicole d’animazione e rielaborazioni cinematografiche.

 

L’esplosione dell’arte

Il fumetto, come specifica manifestazione della naturale predisposizione umana al racconto per immagini, prese forma tra la fine del diciannovesimo e gli inizi del ventesimo secolo negli Stati Uniti, grazie all’esplosione della stampa quotidiana come fenomeno di massa. La mostra “Strip Art. Sogni e realismo nei primi maestri del fumetto”, che aprirà i battenti quest’oggi alle 17.30 presso le sale di Palazzo Bisaccioni a Jesi, ne illustra gli esordi, attraverso una cinquantina di opere originali – alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico – dei grandi autori nordamericani, dagli inizi del secolo breve agli anni quaranta. L’esposizione, curata da Alessio Trabacchini e Giovanni Nahmias, con il coordinamento di Roberto Gigli, è un progetto itinerante, frutto della collaborazione tra Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Acca Accademia di Comics creatività e Arti visive Jesi e Paff! Pordenone.

Gli stimoli estetici

«Poter osservare gli originali è bello ed emozionante, perché permette di cogliere il lavorio grafico degli artisti, intelligente e meticoloso, considerato anche che per i giornali era richiesta almeno una striscia al giorno», spiega Trabacchini. «Questa mostra rivela come il fumetto fosse, alle sue origini, un’arte già completamente formata, i cui autori erano suscettibili agli stimoli estetici dell’epoca e in grado di rispecchiare la società che avevano attorno, creando vie di fuga in mondi fantastici», continua il curatore. Sono tante, infatti, le influenze dell’art decò, delle avanguardie artistiche, del liberty e non si contano i riferimenti ai costumi e agli avvenimenti socio-politici. Il sottotitolo della mostra – Sogni e realismo nei primi maestri del fumetto – ne riassume un po’ il senso, cioè che il fumetto, considerato dal pubblico ancora non come una forma d’arte, ma d’intrattenimento, rappresentava una scappatoia dalla realtà, attraverso il comico, l’avventura, il fantastico, descrivendo in maniera inevitabilmente precisa la società (americana), quella borghese, degli immigrati e sottoproletaria. Tra gli autori esposti citiamo tre pionieri: Winsor McCay di Little Nemo in Slumberland, Frank King di Gasoline Alley – grande romanzo senza fine, dove giorno dopo giorno per quasi un secolo i personaggi sono invecchiati con i lettori – e George Harriman di Krazy Kat. Oltre ad una delle prime strisce di Mickey Mouse, è esposto anche un lavoro di Primo Carnera, pugile italiano naturalizzato statunitense, che grazie all’aiuto di un caricaturista, disegnò una serie intitolata Primo’s Dreams. La mostra è visitabile fino al 20 novembre, tutti i giorni dalle 9.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30.

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico