JESI - La storia del fumetto è anche e soprattutto la storia del suo riconoscimento in quanto forma d’arte. Oggi giorno questo processo di affermazione si è ormai realizzato, come dimostrano intere sezioni delle librerie dedicate alle graphic novels, la diffusione di negozi di genere, le mostre, la presenza, nell’immaginario comune, di personaggi nati e cresciuti nelle strisce dei vari autori, poi traslitterati in pellicole d’animazione e rielaborazioni cinematografiche.
L’esplosione dell’arte
Il fumetto, come specifica manifestazione della naturale predisposizione umana al racconto per immagini, prese forma tra la fine del diciannovesimo e gli inizi del ventesimo secolo negli Stati Uniti, grazie all’esplosione della stampa quotidiana come fenomeno di massa. La mostra “Strip Art. Sogni e realismo nei primi maestri del fumetto”, che aprirà i battenti quest’oggi alle 17.30 presso le sale di Palazzo Bisaccioni a Jesi, ne illustra gli esordi, attraverso una cinquantina di opere originali – alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico – dei grandi autori nordamericani, dagli inizi del secolo breve agli anni quaranta. L’esposizione, curata da Alessio Trabacchini e Giovanni Nahmias, con il coordinamento di Roberto Gigli, è un progetto itinerante, frutto della collaborazione tra Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Acca Accademia di Comics creatività e Arti visive Jesi e Paff! Pordenone.
Gli stimoli estetici
«Poter osservare gli originali è bello ed emozionante, perché permette di cogliere il lavorio grafico degli artisti, intelligente e meticoloso, considerato anche che per i giornali era richiesta almeno una striscia al giorno», spiega Trabacchini. «Questa mostra rivela come il fumetto fosse, alle sue origini, un’arte già completamente formata, i cui autori erano suscettibili agli stimoli estetici dell’epoca e in grado di rispecchiare la società che avevano attorno, creando vie di fuga in mondi fantastici», continua il curatore.