Marcorè tra leggerezza e passione per il Festival Pergolesi Spontini

Neri Marcorè in una scena di “Rispondimi, bellezza”
JESI - Una lunga lettera d’amore a una ragazza, con musica e sguardi che volano fuori da una grande scatola, contenitore di speranze ed emozioni del cuore. Questo...

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JESI - Una lunga lettera d’amore a una ragazza, con musica e sguardi che volano fuori da una grande scatola, contenitore di speranze ed emozioni del cuore. Questo è, secondo noi, il filo ispiratore che ha fatto di “Rispondimi, bellezza”, in scena domenica scorsa a Jesi ad inaugurare il Festival Pergolesi Spontini, un piccolo capolavoro di alchimia fra un sentimentalismo abbagliante e la quotidianità delle riflessioni che l’amore propone.

Le tre fasi (lo scrigno che fa scorrere le immagini mutanti asimmetricamente, la musica che esce dall’interno, a raccontare i quadri che scorrono sulle pareti, e la lettera d’amore letta, entrando e uscendo dalla dimensione musicale con ritmi quasi filmici), sono il cuore del lavoro. C’è un lui che non sa come dire alla sua donna quanto l’ami. Così le sussurra: Raffaello. Sperando che lei risponda. E allora scorre tutto lo spettacolo, con l’amore fonte di sospiri, tormenti, gioie e passioni, nei secoli scritto e anche dipinto e raffigurato da grandi Maestri, con le vite che muovono, le une verso le altre, mentre l’esperienza del quotidiano propone lo scorrere dei giorni. Lui ha scritto alla sua donna, le recita i suoi versi timido o spavaldo, mentre gli appaiono le immagini che Raffaello dipinse, accompagnate dalla musica. Il lavoro scenico diventa quasi del tutto reale, perché ciascuno di noi è pronto a recepire il prurito delle farfalle nello stomaco e ad avere la testa chissà dove, per amore. Difficile, quasi una sfida, quella di raccontare, in versi, viaggiando fra le opere di Raffaello Sanzio, un amore di oggi, un amore “che fa giullare” ma che, decisamente, non “vuole la sua bellezza idealizzata”, quella della sua donna. 

Ma “La fornarina”, forse l’unico grande amore di Raffaello Sanzio, non può uscire dalla mente del nostro innamorato anche se ha visto la sua donna in tanti dei ritratti che la tecnologia ci ha fatto riscoprire, è a lei che scrive, alla Fornarina, alla sua “Bellezza” che le ha scolpito il cuore. Neri Marcorè recita il testo con leggerezza, vigore, passione, in simbiosi con l’orchestra. Il Time machine ensemble, giovani musicisti, ben diretti da Marco Attura, affrontano la musica di Salvatore Passantino e creano un filo empatico con la platea che, seguendo le immagini volute e realizzate da Luca Agnani, resta coinvolta. Lunghissimi applausi. Meriterebbe un’altra replica…  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico